5 leve per raggiungere gli obiettivi rinnovabili 2030 dell’Italia
(Rinnovabili.it) – Che strumenti ha l’Italia per raggiungere i suoi obiettivi rinnovabili 2030? Su cosa deve puntare il Paese per realizzare la decarbonizzazione così come proposta nella Strategia energetica nazionale (SEN 2030)? Rispondere a questi interrogativi non è semplice vista la complessità di sfide che il Belpaese dovrà affrontare sul fronte energetico, ma il Rapporto OIR 2018 prova a tracciare un primo schema. Il documento è stato presentato ieri a Milano in occasione del workshop dell’Osservatorio Internazionale sull’Industria e la Finanza delle Rinnovabili – OIR, organismo creato nel 2008 da Agici, d’intesa con il GSE, per analizzare sistematicamente le filiere produttive delle green energy, nazionali e non.
E la nuova valutazione dell’Osservatorio non poteva che guardare al futuro, quello disegnato nella nuova Strategia energetica nazionale. Gli obiettivi rinnovabili 2030 fissati dall’ex Governo (28% di energie rinnovabili nei consume finali) richiedono che l’Italia cambi rapidamente ritmo: per centrarli la nazione dovrebbe aggiungere ogni anno 4-5 GW di nuova capacità verde, mentre l’attuale tasso è sei volte inferiore (nel 2017 sono stati realizzati appena 800 MW). Per garantire l’accelerazione necessaria senza però gravare sui contribuenti – il riferimento è soprattutto quello agli oneri in bolletta-, l’OIR ha analizzato l’impatto di una serie di leve economiche in grado di risultare efficienti per l’intero sistema.
“Le analisi – spiega Marco Carta, direttore dell’OIR – evidenziano come per il raggiungimento degli obiettivi sia essenziale una gestione industriale degli impianti esistenti: ciò pesa per la metà del target complessivo. Occorrono quindi azioni che spingano ulteriormente all’industrializzazione del settore, specie nelle filiere più frammentate quale il fotovoltaico”.
Gli strumenti per realizzare la SEN 2030
1. Ammodernamento degli impianti Il settore ha mostrato già da tempo i benefici del revamping o repowering, per dirlo con i termini anglosassoni: sostituire le parti più obsolete degli impianti permette di aumentare efficienza e produzione senza consumare nuovo suolo e senza il rischio degli investimenti iniziali. In altre parole, si può ottenere nuova potenza rinnovabile a costi ridotti. Il rapporto calcola che favorire interventi di ammodernamento possa stimato un far risparmiare oltre 80 km2 nel settore eolico e fotovoltaico, contribuendo per il 10% al raggiungimento degli obiettivi rinnovabili 2030. A patto, però, che si intervenga a livello normativo per semplificarne l’iter burocratico.
2. Aste al ribasso Facilmente quantificabile anche il contributo dell’iscrizione ai registri e delle nuove aste tecnologicamente neutre, così come istituite dal decreto FER elettriche: gli autori parlano di un 9-10% sul target finale.
3. PPA o power purchase agreement Questi contratti sono alla base della nuova rivoluzione verde intrapresa da grandi nomi tecnologici e colossi aziendali. Si tratta di un accordo finanziario dalla durata variabile (da 10 a 25 anni) in cui uno sviluppatore si fa carico della progettazione, autorizzazione, finanziamento e installazione di un impianto, sulla proprietà di un cliente, a costi minimi o nulli. L’energia verde prodotta è venduta all’ospite a un tasso fisso che è generalmente inferiore alla tariffa di vendita dell’utility locale. Secondo il rapporto OIR 2018, lo sviluppo dei PPA può incidere fino al 29% (di cui il 20% per nuovi impianti)
4. Mantenimento della produzione attuale La quota più importante va al mantenimento del parco installato esistente: fino al 56% sui target della SEN 2030.
5. Altre leve Altre misure per lo sviluppo in generale delle FER in market parity contribuirebbero con un 6%