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Nucleare: i Verdi svedesi propongono una exit strategy

Nucleare i Verdi svedesi propongono una exit strategy.(Rinnovabili.it) – Votare norme di sicurezza più stringenti, tasse più alte e stracciare i piani della Vattenfall di rimpiazzare i vecchi reattori. È la ricetta dei Verdi svedesi per farla finita con l’energia nucleare in patria.

Il partito verde di Svezia è tornato in una coalizione di governo dopo 33 anni, e adesso vuole usare questo vantaggio per tentare l’assalto ai vecchi reattori nucleari del Paese. Ma incontra la resistenza della maggioranza dei legislatori. Tuttavia, il fatto di far parte dell’esecutivo può essere la chiave: infatti, l’intenzione è uscire dal nucleare senza il supporto del Parlamento. I partiti al governo nella scorsa legislatura, insieme al partito dei anti-immigrazione dei Democratici Svedesi, sono grandi supporter dell’atomo, e la battaglia parlamentare presenta forti rischi di sconfitta per il governo. Il nucleare fornisce il 43 per cento dell’energia elettrica in Svezia, una percentuale che non passa certo inosservata.

 

Ma i Verdi mettono le mani avanti: «Non saremo noi a decidere quali reattori dovranno essere spenti, sarà il mercato a farlo», ha spiegato Lise Nordin, portavoce Energia del partito ambientalista. La deputata lascia intendere che con le nuove misure restrittive, le centrali che diventeranno improvvisamente diseconomiche – perché obsolete – chiuderanno i battenti. Un guadagno in termini di sicurezza, secondo i promotori della crociata antinuclearista. Anche perché i dieci reattori più datati del Paese hanno tutti fra i 29 e i 42 anni. La vita media di un reattore si aggira sui 30-40 anni, come ha notato Greenpeace in un suo dossier del marzo scorso. L’idea dei Verdi è che un aumento delle tasse del 16 per cento per i proprietari delle centrali (pari a 555 milioni di dollari), dovrebbe bastare a dissuaderli dal rimpiazzare i vecchi reattori con quelli nuovi.

 

A sostenere l’iniziativa verde sono alcuni dati: il prezzo front year dell’energia è piombato del 48 per cento dal 2010, e gli analisti si aspettano una stabilità per diversi anni. Merito degli investimenti nelle rinnovabili, che hanno portato a un surplus senza precedenti, che vale il 10% della domanda annuale fino al 2020.

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