(Rinnovabili.it) – Sono passati ormai più di due anni dal terremoto che ha danneggiato la centrale di Fukushima, ma la diatriba ‘nucleare sì, nucleare no’ continua. Subito dopo l’incidente il paese ha scelto di fermare i 48 reattori sul territorio nazionale e procedere con severi controlli, supportando la mancata erogazione di energia con la riattivazione di vecchie centrali a carbone che, pur inquinando, garantiscono maggiore sicurezza. Adesso invece sembra che il paese, certo di aver bisogno dell’atomo per soddisfare le necessità energetiche del Giappone, stia seriamente pensando ad un nuovo programma energetico che includa la riattivazione delle centrali nucleari.
E’ di oggi infatti la notizia secondo la quale la nuova politica energetica giapponese descrive il nucleare come una fonte fondamentale per la produzione energetica del paese. Ma cosa si farà in più per garantire la sicurezza della popolazione? Per il momento il Governo pensa di ridurre il numero del personale che lavora all’interno delle centrali per limitare i danni alle persone in caso di nuovi incidenti, una manovra che sembra un po’ debole per un paese che vorrebbe ottenere la maggior parte della sua energia dall’atomo.
Mentre ancora non è chiaro se le fuoriuscite di acqua radioattiva che hanno interessato la scorsa estate il reattore di Fukushima siano state completamente arginate il paese si trova davanti ad una scelta governativa che non smetterà certo di far discutere. Accanto al nucleare il piano energetico giapponese afferma di voler puntare anche sull’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, facendo affidamento soprattutto su solare, eolico ed idroelettrico.
“Il nostro obiettivo è di optare per un sistema di approvvigionamento energetico che sia realistico, pragmatico ed equilibrato” ha dichiarato Toshimitsu Motegi, ministro del commercio e dell’industria del Giappone.