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Nucleare: Hinkley Point è un progetto nato morto

Gli esperti britannici guardano all’aumento esponenziale dei costi per il piano nucleare governativo. A queste cifre, dicono, non vedrà mai la luce

Nucleare Hinkley Point è un progetto nato morto

 

(Rinnovabili.it) – Hinkley Point rischia di non essere mai costruita e il nucleare inglese di arenarsi senza che esista un piano B. I due nuovi e mastodontici reattori nucleari che dovrebbero trovare posto nel sud ovest dell’Inghilterra vacillano: le compagnie energetiche francesi cercano sostegno finanziario in Cina e Arabia Saudita, mentre il governo britannico si chiede se non abbia sborsato un sacco di denaro per un progetto nato morto.

Le preoccupazioni derivano dai continui ritardi sulla decisione finale riguardo all’affidamento dei lavori di costruzione della centrale a EDF, compagnia francese candidata a costruire i due reattori da 1.6 gigawatt. Si tratterebbe del più grande progetto nucleare in Europa, e la decisione si attendeva entro l’inizio del 2015. Tuttavia sembra destinata a slittare nuovamente. Perché? Innanzitutto per i costi, lievitati di 11.3 miliardi rispetto alle stime di un anno fa soltanto: oggi per mettere in piedi tutta la baracca di Hinkley Point servono 31.5 miliardi di euro, quattro volte il costo delle Olimpiadi di Londra, tanto per farsi un’idea.

 

Due prototipi si stanno costruendo in Finlandia e Francia, ma sono indietro con i lavori e i costi salgono continuamente. Nessuno dei due sarà operativo prima del 2017. Non una bella pubblicità per i sostenitori del maxi impianto inglese nel Sumerset.

Inoltre, lo scenario europeo sembra muoversi in altre direzioni: la Germania ha già votato la sua exit strategy dall’atomo, la Francia stessa sta cercando di ridurre il peso di questa fonte energetica nel suo mix. All’industria non è rimasto di meglio che fare il tifo per la decisione inglese di costruire 10 nuovi reattori. L’ansia britannica per la costruzione delle centrali deriva dal fatto che i suoi reattori, i quali contribuiscono per il 20 per cento alla produzione di energia del Paese, stanno invecchiando. Il governo si spingerebbe ad aumentare i sussidi per i costruttori fino 47 miliardi di euro in 60 anni, anche se questo raddoppierebbe il costo dell’energia per i contribuenti.

 

Ma gli esperti britannici, i politici e perfino gli uomini d’affari hanno iniziato a dubitare che il piano non verrà mai portato a termine. Steve Thomas, professore di politica energetica all’Università di Greenwich, ha detto che «il progetto rischia seriamente il collasso in questo momento. Solo 4 di quei reattori sono stati ordinati: due sono in Europa ma il costo è triplicato per i ritardi di sei e nove anni, mandandoli fuori budget. Altri due sono in Cina, ma sono in ritardo anch’essi».