(Rinnovabili.it) – Dal nucleare all’eolico, la Cina si appresta a cambiare il suo mix energetico con spese a dir poco faraoniche. Da quelle parti non fanno mai nulla a piccole dosi: ecco perché la promessa di raggiungere il tetto di emissioni nel 2030, insieme al raddoppio delle rinnovabili (dal 10% al 20%), porterà nei prossimi anni il Paese a investire 2 mila miliardi di dollari. Lo calcola Bloomberg, scandagliando i numeri della IEA (International Energy Agency), che prevede un fronte degli investimenti capace di spaziare dal vento al’atomo. Infatti serviranno ben 1.000 reattori nucleari, 500.000 turbine eoliche o 50.000 fattorie solari per mantenere la promessa fatta dal premier cinese, Xi Jinping, insieme ad Obama durante il vertice Apec di dieci giorni fa.
L’impegno di Xi richiederà alla Cina di generare 67 volte la quota di energia nucleare che produce oggi, 30 volte quella di solare o nove volte quella eolica. Si tratta di una quantità di impianti e di potenza che può essere assimilata all’intera capacità statunitense di generazione non da combustibili fossili. Le proiezioni dicono, dunque, che in 15 anni il Dragone dovrà aggiungere a quella che già possiede una capacità pari a quella delle rinnovabili americane.
«La Cina è nel bel mezzo di un periodo di transizione, e richiede una rivoluzione nella produzione e nel consumo di energia – ha dichiarato Liang Zhaipeng, direttore del Dipartimento Nuove energie ed Energie rinnovabili della NEA (National Energy Administration) – Il nostro ambiente sta fronteggiando una forte pressione, e noi dobbiamo sviluppare le energie pulite».
Vincere questa sfida sarà un compito arduo e per nulla scontato. Il Paese, infatti, è già in difficoltà nella gestione delle rinnovabili. Circa l’11 per cento della capacità eolica l’anno scorso è rimasta inutilizzata, un tasso che nelle provincie del nord sale al 20 per cento. La distribuzione è infatti zoppicante a causa di una rete non all’altezza della generazione.