Fino a 12 miliardi investiti nell’energia pulita ma la Norvegia precisa: “non è una misura di politica climatica”
(Rinnovabili.it) – Via libera dal governo norvegese al cambio di rotta per il Government Pension Fund Global (GPFG), noto anche come Fund Oil, il più grande fondo sovrano al mondo. Creato nel 1990 con lo scopo di investire le plusvalenze del settore petrolifero nazionale, il GPFG ha iniziato quest’anno il suo percorso verso il divestment dalle fossili. Un percorso cauto rispetto ai primi proclami ma comunque concreto. La prima mossa in tal senso è stata quella di eliminare gli investimenti in tutte quelle società attive esclusivamente nel settore idrocarburi, sul fronte esplorazione e produzione. L’ultima, in ordine cronologico, l’approvazione delle prime risorse all’energia pulita non quotata in borsa. Questo settore costituisce oltre due terzi dell’intero mercato delle fer, che oggi vale miliardi di dollari.
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“Il mercato delle energie rinnovabili sta crescendo rapidamente. Una parte importante delle opportunità di investimento in questo settore si trova nel mercato non quotato, soprattutto nei progetti infrastrutturali”, ha spiegato il Ministero delle Finanze norvegese in una nota stampa, sottolineando che il limite massimo per tali investimenti sarà raddoppiato da 60 a 120 miliardi di corone norvegesi (ossia da 6,2 a 12,4 miliardi di euro). Gli investimenti faranno parte della gestione attiva della Norges Bank e, per limitare il rischio, avranno un limite massimo pari al 2% del Fondo.
Il governo ci tiene a specificare che l’interesse dietro questa operazione è esclusivamente economico. “Non è una misura di politica climatica, ma fa parte della strategia di investimento per il Fondo. Non stiamo stabilendo che il Fund Oil debba investire in infrastrutture di energia rinnovabile non quotate, ma stiamo consentendo a Norges Bank di farlo laddove lo ritenesse profittevole”. La misura, che deve ancora essere ufficializzata dal Parlamento Norvegese, non è peregrina. A livello mondiale, quasi 1.000 investitori istituzionali, che gestiscono un patrimonio complessivo di oltre 6mila miliardi di dollari, si sono impegnati ad abbandonare i combustibili fossili, guidati delle preoccupazioni finanziarie più che da quelle climatiche.
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