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In Europa i primi parchi energetici marini “ibridi” per catturare sole, vento ed onde

A testarli, il nuovo progetto europeo EU-SCORES finanziato con 45 milioni di euro. Obiettivo: creare un sistema di alimentazione più resiliente e stabile, fattori di capacità più elevati con un minor costo per MWh

parchi energetici marini
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 Un approccio ibrido per i parchi energetici marini

(Rinnovabili.it) – Per il nuovo progetto europeo EU-SCORES il futuro dell’energia pulita si trova in mare. A patto di adottare un approccio integrato che renda la produzione affidabile ed economica. Come? Progettando e realizzando parchi energetici marini ibridi, che mixino assieme diverse tecnologie rinnovabili offshore. L’iniziativa, guidata dal Centro olandese per l’energia marina (DMEC) e finanziata con 45 milioni di euro, ha preso ufficialmente il via ieri. L’obiettivo è dimostrare la fattibilità –  energetica, ambientale ed economica – di impianti diversi nello stesso spazio marino.

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“L’uso efficiente ed efficace delle rinnovabili offshore è fondamentale nella transizione dell’UE verso un’economia con emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050”, ricorda il DMEC in una nota stampa. Una posizione sposata in pieno dalla Commissione europea che ha fissato per l’UE un obiettivo 2050 di 230-440 GW per l’eolico in mare e di 40 GW per l’energia mareomotrice.

A partire da questo mese, i partner del progetto si concentreranno sullo studio di due parchi energetici marini ibridi di tipo dimostrativo. Il primo interessa un impianto fotovoltaico galleggiante da 3 MW di Oceans of Energy al largo della costa belga realizzato a fianco di turbine eoliche a fondamenta fisse; il secondo è costituito da una centrale per lo sfruttamento delle onde da 1,2 MW di CorPower Ocean in Portogallo co-ubicata con un impianto eolico galleggiante.

EU-SCORES cercherà di dimostrare i vantaggi della produzione continua di energia sfruttando fonti di energia complementari al fine di fornire un sistema di alimentazione più resiliente e stabile, fattori di capacità più elevati e un LCOE più basso. I vantaggi di questo approccio sono facilmente intuibili. Co-localizzare diversi impianti permette di ridurre l’area necessaria, lasciando così più spazio per l’acquacoltura, la pesca, le rotte di navigazione e le zone protette. Oltre ovviamente alla possibilità di condividere infrastrutture elettriche critiche e sistemi operativi e di manutenzione.

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“Per una transizione energetica di successo dobbiamo muoverci velocemente senza compromettere l’affidabilità della nostra rete elettrica”, spiega Benjamin Lehner, Project Portfolio Manager di DMEC. “EU-SCORES può essere un punto di svolta. Il multiuso dello spazio offshore presenta un business case favorevole con un grande potenziale per accelerare la transizione, mentre l’approccio ibrido consentirà una fornitura di energia elettrica più affidabile”.