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Energia marina dalla turbina-aquilone subacquea

Con un movimento ad “8” le cosiddette “kite-turbines” generano energia marina sfruttando anche le correnti più deboli, fino ad oggi non valorizzate

Energia marina dalla turbina-aquilone subacquea

 

(Rinnovabili.it) – Il Galles non smette di stupire nel settore dell’energia marina. Un impianto da 36 milioni di euro unico al mondo, formato da 20 turbine-aquiloni (kite-turbines), è in fase di costruzione al largo delle coste settentrionali del Paese.

Le turbine saranno ancorate al largo di Anglesey e a regime dovrebbero generare elettricità sufficiente ad alimentare 8.000 abitazioni. Il primo impianto avrà una capacità di 0.5 MW e verrà progressivamente implementato fino a raggiungere i 10 MW, che dovrebbero essere completati nel 2019.

Secondo il progetto, inizialmente si dovrebbe aprire lo spazio per la creazione di 30 posti di lavoro. Se il sistema funziona bene, però, la società svedese Minesto, che lo ha installato, ha dichiarato che potrebbero crescere fino a qualche centinaio.

 

 

Il governo gallese è disposto a promuovere l’energia dalle onde e dalle maree, dato che vede di buon occhio i tentativi di investire in green jobs qualificati e legati alle rinnovabili marine in posti come Anglesey.

Il primo ministro gallese, Carwyn Jones, ha detto che «questo non solo contribuirà a creare fonti di energia più verdi e più efficienti, ma anche posti di lavoro e opportunità vitali di crescita nel nord del Galles».

L’azienda svedese Minesto ha già testato il sistema di turbina-aquilone a Strangford Loch, in Irlanda del Nord. Forte dell’esperienza con il prototipo, ha scelto per il sito permanente del Galles il lato sud di uno specchio d’acqua chiamato Holyhead Deep. Il luogo è stato scelto, dice Minesto, anche tenendo conto del traffico navale: non dovrebbe intralciarlo minimamente.

 

Ogni aquilone pesa sette tonnellate ed opera a meno di 15 metri sotto la superficie dell’acqua. Alla vela è legata una turbina. Il kite è legato tramite un cavo al fondo del mare, e poi lasciato fluttuare nella corrente. L’oscillazione produce un andamento ad otto, pensato per aumentare la velocità con cui l’acqua fluisce attraverso la turbina.

Secondo la società, questa tecnica fa sì che l’aquilone sia in grado di generare energia elettrica da correnti di marea che sarebbero troppo lente per essere sfruttate dai dispositivi di prima generazione.