Prenderanno il via alla fine dell’anno, sul fondo del mare nel Pentland Firth, i lavori per la più grande centrale europea di sfruttamento delle correnti sottomarine
(Rinnovabili.it) – Sarà uno dei più grandi impianti europei del suo genere, ma anche una delle prime centrali realizzate al mondo a sfruttare su larga scala l’energia delle maree. Parliamo del mega progetto dell’azienda Atlantis Resource che si è assicurato un finanziamento da 50 milioni di sterline (circa 65 milioni di euro) per realizzare al largo del mare scozzese un impianto di sfruttamento delle correnti sottomarine da circa 400 MW di potenza. I lavori della prima fase di MeygGen – questo il nome del progetto – inizieranno a fine 2014, con l’istallazione di quattro turbine da 1,5 MW di potenza sui fondali marini nel Pentland Firth (fra la costa scozzese e l’isola di Stroma); in contemporanea saranno realizzate anche le necessarie infrastrutture di terra, tra cui un centro onshore di conversione dell’energia e di collegamento alla rete elettrica regionale.
Le turbine saranno portate a 61 turbine entro il 2016, un numero sufficiente a soddisfare i bisogni elettrici di 42.000 abitazioni; in realtà il vero obiettivo della società è riuscire ad istallare ben 269 unità sottomarine che, secondo le previsioni di Atlantis, non solo fornirebbero energia pulita a 175mila famiglie ma offrirebbero anche 100 nuovi posti di lavoro. “Oggi, stiamo assistendo alla trasformazione di un settore”, ha commentato amministratore delegato di Atlantis e direttore del progetto, Tim Cornelius. “MeyGen rappresenta uno degli sviluppi delle energie rinnovabili più interessanti e innovativi al mondo, segna il tanto atteso arrivo della generazione energetica dalle maree come un serio giocatore su larga scala nei mercati energetici mondiali”. Dei 50 milioni di finanziamento, 20 proverranno dal Renewable Energy Investment Fund del governo scozzese, 10 dal Dipartimento britannico per l’Energia e il Cambiamento Climatico (DECC), 10 da The Crown Estate, mentre il restante sarà fornito da investitori privati. Il coinvolgimento del governo di Londra si è reso necessario in quanto il fondale sottomarino appartiene, secondo le leggi britanniche, al Crown Estate, il fondo che gestisce le proprietà della corona d’Inghilterra.