(Rinnovabili.it) – Il governo indonesiano ha approvato il piano per realizzare quella che a regime sarà una delle centrali di energia dalle maree più grandi al mondo.
Il Palmerah Tidal Bridge, impianto del valore di 550 milioni di dollari, sorgerà sulle acque dello Stretto Larantuka, nell’isola indonesiana di Flores. Sarà realizzato attraverso la costruzione di un ponte galleggiante lungo 800 metri, sulla cui pancia gigantesche turbine sfrutteranno l’energia ricavata dagli spostamenti d’acqua.
A regime, spiegano i progettisti, dovrebbe offrire una potenza compresa tra i 18 e 23 MW, fornendo elettricità sufficiente a soddisfare le esigenze di circa 100mila abitanti. Ma per quello che è stato designato da Giacarta come “progetto nazionale strategico” si tratterebbe solo della prima fase. In programma vi è già un ampliamento della capacità fino al raggiungimento, entro il 2019, di 115 MW.
Energia dalle maree, tra benefici e criticità
Un vero e proprio gigante marino, che verrà realizzato da Tidal Bridge BV, joint venture tra la società di ingegneria olandese Strukton International e fondo di venture capital Dutch Expansion Capital. Il progetto è stato accolto con favore dagli ambientalisti che tuttavia chiedono oggi di mantenere alta la guardia sugli impatti ambientali. La zona è infatti una delle aree del Paese più ricche dal punto di vista ecologico e per questo una delle più delicate. Al tempo stesso però l’energia dalle maree è stata individuata come l’opzione più convincente per tentare un’inversione nella politica energetica indonesiana.
La nazione si trova a dover fare i conti con una duplice sfida: attualmente ben 50 milioni di abitanti non possiedono una fornitura elettrica affidabile e la domanda energetica nazionale sta progressivamente aumentando. Il piano del presidente Joko Widowo per elettrificare il paese è quasi completamente incentrato sul carbone: dei 35 GW elettrici previsti 20 saranno legati al combustibile fossile.
In questo contesto, il Palmerah Tidal Brindge – come spiega a Eco-Business, Mulaika Hindun di Greenpeace Indonesia – rappresenta un esempio perfetto in cui la fonte di energia può essere reperita nelle risorse locali, andando a ridurre i costi di distribuzione che normalmente si associano alle grandi centrali. L’Indonesia è il luogo ideale per sfruttare l’energia delle maree, a causa delle forti correnti oceaniche che si muovono tra le sue isole. “Ma per qualsiasi progetto rinnovabile che si sviluppi c’è bisogno di ricerche approfondite”, aggiunge Hindun. In questo caso, significa attente valutazioni di impatto ambientale per essere sicuri che la centrale non danneggi la biodiversità marina della zona.