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Energia dal moto ondoso, il primo ISWEC collegato alla rete di Pantelleria

Eni, PoliTo e Wave for Energy collegano alla rete elettrica dell'isola il primo dispositivo di Inertial Sea Wave Energy Converter. Una prima mondiale che permetterà di studiare la tecnologia in condizioni reali e usare i dati per la seconda generazione di ISWEC

Energia dal moto ondoso iswec
Credits: Eni

I traguardi italiani nello sfruttamento dell’energia dal moto ondoso

(Rinnovabili.it) – Pantelleria sarà la prima in Italia a sfruttare l’energia dal moto ondoso per il suo approvvigionamento elettrico. Il dispositivo ISWEC che dal 2012 si trova nelle acque siciliane per studi e test, è stato collegato ieri alla rete dell’isola. Una prima nazionale e mondiale che ha alle spalle quasi 20 anni di impegno e che entra oggi in una nuova fase. La piccola centrale marina non solo contribuirà al fabbisogno dei panteschi ma servirà come base dimostrativa per sviluppare una seconda generazione di macchine per lo sfruttamento del mare.

Cos’è e come funziona l’ISWEC

L’ISWEC, acronimo di Inertial Sea Wave Energy Converter, è un convertitore di energia dal moto ondoso. Rispetto ad altri dispositivi realizzati con lo stesso scopo, si distingue grazie all’assenza di vincoli fissi sul fondale così come di componenti in moto relativo in acqua. Tutto il gruppo di conversione è alloggiato in un ambiente stagno all’interno del corpo galleggiante, per garantire il minimo impatto ambientale. Il cuore della macchina? Un sistema giroscopico costituito da due volani da 10 tonnellate posti in rotazione e installati nell’ambiente sigillato dello scafo assieme ai generatori elettrici. Il dispositivo produce energia elettrica tramite l’accoppiamento del movimento oscillatorio dello scafo e il moto rotatorio dei volani.

I punti di forza dell’ISWEC sono la modularità (l’unità giroscopica può essere cambiata per variare la potenza nominale del convertitore), l’affidabilità, la competitività (il costo può competere con quello delle generazione elettrica diesel) e l’adattabilità alle diverse condizioni d’onda (la produzione energetica è massimizzata grazie ad un controllo del dispositivo basato sui dati meteo e marini).

La storia 

Il progetto porta la firma di Eni, Politecnico di Torino e Wave for Energy s.r.l. – spinoff dell’ateneo – e rappresenta una delle più avanzate tecnologie Made in Italy per lo sfruttamento dell’energia mareomotrice. Alle spalle anni di studi e test. Il primo concept risale addirittura al 2006 ma per arrivare alla release finale in scala 1:1 si è dovuto attendere il 2012. Ad agosto di quell’anno i tre partner hanno installato a 800 metri dalla costa di Pantelleria e 35 metri di profondità, un ISWEC da 8x15x4,5 metri, dotato di una potenza di picco di 260 kW.

Da allora il consorzio ha studiato prestazioni e funzionamento, in attesa della posa del cavidotto e la successiva connessione alla rete di distribuzione. Ma quello di Pantelleria non è l’unico Inertial Sea Wave Energy Converter, oggi in funzione. Eni, Polito e Wave for Energy hanno realizzato un secondo progetto pilota con capacità nominale di 50 kW, nelle acque di Ravenna.

Energia dalle onde, le potenzialità 

Il mare costituisce potenzialmente la più grande fonte di energia rinnovabile al mondo. Stime recenti ritengono verosimile per  le acque mondiali una capacità disponibile di 2,7-3 TW, corrispondenti a oltre 20mila TWh l’anno. In questo macrosettore l’energia delle onde marine offre una delle fonti rinnovabili più prevedibili e affidabili. È continua e vanta una densità di energia maggiore di quella di vento e sole. Non solo.

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Come spiegano i tre partner in una nota stampa, la tecnologia ISWEC si caratterizza grazie ad un basso impatto paesaggistico. “Il dispositivo emerge solamente per circa 1 metro sopra il livello dell’acqua. Per di più, ISWEC si può integrare perfettamente con altre soluzioni di produzione di energia rinnovabile in ambito offshore, come ad esempio l’eolico, in termini sia di valorizzazione dei sistemi di connessione alla rete elettrica sia di integrazione all’interno di un’area di mare, massimizzando la conversione di energia disponibile”.