(Rinnovabili.it) – C’è un settore in cui l’Europa detiene ancora una leadership praticamente incontrastata. È quello dell’elettricità marina, declinata in tutte le sue forme, dall’eolico offshore agli impianti di sfruttamento dell’energia da onde e maree. A riportarne progressi e potenzialità future, è oggi il Centro di Ricerca Comune CCR) della Commissione Europea. L’istituto ha pubblicato due report – Ocean Energy Status Report e Wind Energy Status Report – in cui fa il punto sullo stato dell’arte per le rinnovabili marine. “Questi studi – ha commentato Maroš Šefčovič, vicepresidente dell’Unione per l’Energia in occasione della pubblicazione – dimostrano che siamo ancora sulla strada giusta verso il nostro obiettivo di fornire energia pulita a tutti gli europei”.
Secondo il primo dei due documenti, l’Ocean Energy Status Report, l’Europa oggi ospita la maggior parte degli sviluppatori a livello mondiale: il 52% di tutti quelli che si occupano di sistemi di energia dalle maree e il 60% di quelli legati al moto ondoso. Tuttavia, l’installazione degli impianti sta avvenendo ad un ritmo più lento del previsto, con solo 14 MW di capacità messa a dimora alla fine del 2016, invece dei 641MW totali dichiarati dagli Stati membri nei loro piani d’azione per le energie rinnovabili. I progressi verso la commercializzazione sono culminati con l’installazione del primo impianto per le maree nelle isole Shetland, seguito da quattro idroturbine da 1,5 MW ciascuna come parte del progetto Meygen nel Pentland Firth.
In base alle stime presentate, si calcola che la pipeline di progetti possa raggiungere entro il 2020, una capacità di 600 MW per le centrali che sfruttano le maree e altri 65 MW per quelle di energia dalle onde. Prendendo in considerazione solo i progetti che hanno già assicurato il finanziamento, le due cifre si riducono, rispettivamente, a 71 e 37 MW.
Per i ricercatori del CCR non ci sono dubbi che le due tecnologie saranno quelle a fornire il contributo più significativo nel sistema energetico europeo nel breve-medio termine rispetto ad altre tecniche di sfruttamento dell’energia marina, come la conversione dell’energia termica oceanica o quelle a base del gradiente di salinità. Tuttavia, per entrambe è necessaria una riduzione dei costi di circa il 75% entro il 2025. A sostenere lo sviluppo del settore sono forti meccanismi di finanziamento europei come il programma H2020 che da solo nel periodo 2014-2016 ha sostenuto con oltre 60 milioni di euro progetti di ricerca e sviluppo.