(Rinnovabili.it) – La strada per diffondere su ampia scala le rinnovabili marine è ancora lunga. Paesi come la Francia e la Scozia – all’avanguardia per quanto riguarda l’energia dal mare – stanno avviando i primi impianti che sfruttano le potenti maree della Manica e del mare del Nord, ma la potenza installata è ancora decisamente bassa. Tuttavia l’energia delle onde può trovare utili applicazioni su scala ben più ridotta: è l’idea che sta dietro a SAROS Desalination.
Il progetto degli ingegneri Chris Matthews e Justin Sonnett consiste in un impianto di desalinizzazione di dimensioni ridotte, ma completamente autonomo dal punto di vista energetico. Il dispositivo galleggiante (Swell Actuated Reverse Osmosis System) assomiglia ad una grande boa ma non è un impianto per sfruttare l’energia delle onde in modo convenzionale, ovvero non genera elettricità. Piuttosto, l’energia cinetica delle oscillazioni della superficie marina viene utilizzata per mandare in pressione l’acqua di mare, trattarla all’interno del dispositivo tramite un processo denominato Reverse Osmosis (letteralmente: osmosi al contrario), desalinizzarla e infine pompare l’acqua potabile fino alla terraferma tramite un sistema di tubi.
SAROS è ancora in fase sperimentale e tenta di raccogliere 25mila dollari tramite la piattaforma di crowdfunding Indiegogo per passare alla fase successiva di test e ottimizzazione del dispositivo, oltre ad avviare due progetti pilota ad Haiti e Puerto Rico. Attualmente è in grado di rendere potabili quasi 1900 litri d’acqua al giorno (il fabbisogno di circa 300 persone), che potrebbero diventare oltre 13mila aumentando di poco le dimensioni della boa. Il tutto ad un costo pari alla metà di quello dei processi di desalinizzazione tradizionali.
Il punto di forza del progetto è proprio l’autosufficienza energetica. In molte aree del pianeta, specie nelle zone costiere sovrappopolate, le risorse idriche scarseggiano ma gli impianti di desalinizzazione non solo hanno un costo elevato, proibitivo per l’economia di molti paesi, ma richiedono anche una grande quantità di elettricità, spesso prodotta a partire da fonti fossili.