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Mission Innovation, 30mln per la ricerca energetica

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(Rinnovabili.it) – E’ stata chiamata in maniera altisonante Mission Innovation: Accelerating the clean energy revolution. E’ l’impegno che hanno preso 20 Paesi (Italia compresa) e l’Unione Europea alla vigilia della Cop 21 come misura proattiva di contrasto dei cambiamenti climatici. L’intento, come si legge nella dichiarazione di lancio, è quello di accelerare il ritmo dell’innovazione nel settore energetico a basse emissioni per ottenere progressi nelle prestazioni e nella riduzione dei costi, rendendo le soluzioni tecnologiche accessibili e affidabili.

 

La deadline per questo impegno è abbastanza lontana, dal momento che si parla dei prossimi due decenni e oltre, ma i grandi del Pianeta ci hanno abituato ormai da tempo ad una certa inerzia decisionale sul fronte della sfida climatica.

Cosa vuol dire nella pratica? Che ognuno dei 21 partecipanti  cercherà di raddoppiare gli investimenti sul fronte ricerca e sviluppo, concentrandosi su soluzioni tecnologiche verdi che possano essere facilmente scalate nei mercati energetici dei Paesi in questione.

 

Per farlo la Missione ha reclutato anche un nutrito gruppo di aziende e privati pronti ad aprire il portafoglio per accelerare tali progressi ma anche fare profitto. Oggi sono 28 gli investitori, da Mark ZuckerbergJack Ma,  che hanno aderito alla Breakthrough Energy Coalition, alleanza che supporterà finanziariamente idee innovative in grado di produrre energia low carbon.

 

Le due squadre si sono incontrate solo qualche giorno fa a San Francisco. L’occasione è stata quella offerta dalla prima a riunione ministeriale della Missione, durante la quale è stato approvato formalmente l’obiettivo del raddoppio degli investimenti pubblici nella ricerca, sviluppo e innovazione delle tecnologie energetiche clean nei prossimi cinque anni. Ogni paese ha presentato il proprio Piano, indicando quote e target. Per l’Italia questo significherebbe passare da 250 milioni di euro a 500 milioni entro l’anno 2021, stando alle carte pubblicate sul sito del progetto. E sempre per l’Italia i settori su cui investire sarebbero: sistemi di accumulo, energie rinnovabili, biocombustibili, efficienza energetica, rete elettrica e tecnologie smart.

I 21 aderenti all’iniziativa rappresentano oltre l’80% degli investimenti pubblici mondiali in ricerca, sviluppo e innovazione nelle tecnologie energetiche clean, che ammontano attualmente a circa 15 miliardi di dollari all’anno. Se le promesse venissero mantenute la cifra totale toccherebbe i 30 miliardi di dollari alla fine di questi cinque anni.

 

“Negli ultimi anni, recita il ministero dello Sviluppo in una nota stampa – grazie allo sviluppo della ricerca in varie parti del mondo, vi è stato un significativo progresso nella riduzione dei costi delle tecnologie, dal 40% al 90%, soprattutto nell’energia eolica onshore, in quella solare dai pannelli sui tetti, nelle batterie elettriche delle auto e nell’illuminazione LED […] In MI ogni Paese membro stabilisce autonomamente le proprie strategie per l’innovazione in tecnologie clean, basate sulle risorse energetiche nazionali, necessità e circostanze”.

 

La riunione americana è servita anche ad adottare una Dichiarazione denominata “Enabling Framework” che stabilisce le basi per questa innovativa forma di cooperazione.

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