BNEF ridimensiona le previsioni sulla crescita della domanda di petrolio: riciclo e normative anti-plastica monouso freneranno l’aumento
La rinnovata attenzione al peso ambientale della plastica influenzerà la futura domanda di greggio
(Rinnovabili.it) – È roseo il futuro del petrolio nelle previsioni della Big Oil. Un po’ meno in quelle di Bloomberg New Energy Finance secondo cui gli trend rialzisti del settore sono fuori strada. Richard Chatterton, a capo della sezione Oil Demand di BNEF ha analizzato le proiezioni dei principali analisti di settore, tra cui l’Agenzia Intenzionale dell’Energia e la statunitense Energy Information Administration. La maggior parte di rapporti prevede che i prodotti petrolchimici possano guidare la crescita della domanda di petrolio fino al 2040, poiché il crescente uso di questi materiali nelle economie in via di sviluppo, in particolare in Asia. In altre parole, il consumo a livello mondiale, sopratutto di plastica, dovrebbe compensare i futuri cali associati a benzina e diesel, la cui parabola è prossima al vertice. Negli ultimi 15 anni la domanda di carburante per il trasporto è stata il principale motore della crescita del comparto; la pressione dei veicoli elettrici dovrebbe tuttavia portare il mercato dei combustibili per trasporti al picco di domanda già nel 2020. Dopodiché inizierà la fase calante.
Nessuno ha dubbi che la plastica possa prendere il posto della benzina, come leva del settore petrolifero (leggi anche I prodotti petrolchimici terranno alta la domanda di greggio). Basti pensare che la produzione globale di prodotti petrolchimici di base è salita a oltre 500 milioni di tonnellate l’anno da meno di 300 milioni del 2000.
Ma BNEF non è convinta delle attuali previsioni, soprattutto alla luce delle rinnovative politiche ambientali anti-plastica che stanno prendendo piede nel mondo. Dalla Strategia europea ai primi divieti nazionali al monouso, passando per il rinnovato impulso al riciclo della Cina, il mondo sta iniziando a prendere seriemente l’inquinamento da plastica. Le misure preventive assieme all’aumento del segmento produttivo di biopolimeri (leggi anche Le alternative alla plastica: ecco i materiali che premiano l’ecologia).
“È probabile che il settore automobilistico e quello delle costruzioni incorporino un quantitativo maggiore di materie plastiche, man mano che proseguirà l’impegno dei produttori a ridurre il peso e aumentare l’efficienza, ma lo sforzo per limitare i rifiuti in plastica del packaging minaccia tutte le altre ipotesi”, ha affermato Chatterton. Attualmente il 36% dei polimeri plastici prodotti è destinato al comparto degli imballaggi. Se lo sforzo di ridurre questo materiale in questo segmento andrà avanti, è probabile che tutta l’industria petrolifera ne risenta.