I trend sui lavori energetici legati alla transizione ecologica
(Rinnovabili.it) – I lavori energetici di domani? Saranno decisamente verdi. L’attesa crescita delle fonti rinnovabili è destinata, infatti, a rivoluzionare anche il settore occupazionale, lasciando indietro le industrie fossili. Un primo assaggio di questo processo evolutivo lo stiamo già avendo in Europa: le storiche regioni carbonifere sono oggi costrette a venire a patti con la transizione ecologica; un processo che, sebbene aiutato da Governi e Unione Europea, lascerà un segno visibile sui posti di lavoro locali.
E per capire come progrediranno tali trend in futuro, arrivano le previsioni della Lappeenranta University of Technology (LUT). Un team di ricercatori dell’ateneo finlandese ha pubblicato un nuovo studio dedicato ai lavori energetici legati alla decarbonizzazione economica. Secondo le previsioni della LUT, le rinnovabili cresceranno fino ad accogliere l’80 per cento di tutti i lavoratori diretti nel settore dell’energia entro il 2050 (il dato era al 28 per cento nel 2015), – mentre le industrie fossili e nucleari perderanno occupati passando dall’attuale quota del 70 per cento ad un valore di appena il 3 per cento nello stesso periodo.
Le cifre si riferiscono a uno scenario in cui la capacità dell’energia pulita installata a livello globale raggiunga i 14 TW nel 2030, superando i 28 TW vent’anni dopo. Una quota che permetterebbe di fornire il 99,65 per cento della produzione di energia entro metà del secolo.
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“I risultati indicano che le perdite occupazionali nei combustibili fossili e nel comparto nucleare sono più che compensate dalla creazione di lavori nei settori della generazione pulita e nello stoccaggio di energia rinnovabile”, spiegano gli autori.
Il lavoro, apparso su Technological Forecasting and Social Change (testo in inglese), entra nel dettaglio individuando anche i settori verdi più promettenti sul fronte occupazionale. Su tutti quello fotovoltaico: entro la metà del secolo, scrivono gli scienziati, l’industria solare offrirà da sola 22,2 milioni di nuovi posti di lavoro sui 34 milioni totali creati. Di questi oltre 6 milioni si concentreranno in Cina, Giappone e Corea del Sud.
Al boom di green job solari seguono i lavori energetici nel comparto dell’accumulo, stimati in circa 4,5 milioni, di cui 1,3 nel Nord est asiatico. Arrivano quindi quelli nelle bioenergie (2,3 milioni) e nell’idroelettrico (1,9 milioni). Quinta posizione invece per l’eolico con i suoi 1,4 milioni occupati potenziali al 2050. “Nel caso dell’energia eolica, nel periodo dal 2020 al 2030 verranno creati circa 7,3 milioni di posti di lavoro”, ha affermato lo studio. “Ma dopo questo momento, quando il solare fotovoltaico diventerà più conveniente […] i posti di lavoro eolici si stabilizzeranno”.
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Regione | Lavori fotovoltaici creati entro il 2050 (di tutti i lavori energetici creati) | Lavori di stoccaggio creati entro il 2050 (di tutti i lavori energetici creati) |
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Europa | 1.73 milioni (3.4 milioni) | 277.000 (3,4 milioni) |
Nord America (Stati Uniti, Canada, Messico) | 1.62 milioni (2.7 milioni) | 330.000 (2,7 milioni) |
Resto dell’America | 930.000 (1,6 milioni) | 202.000 (1,6 milioni) |
SSARC (include India, Pakistan, Bangladesh) | 4,18 milioni (5,8 milioni) | 894.000 (5,8 milioni) |
Nord-est asiatico (comprende Cina, Giappone, Corea) | 6,7 milioni (10 milioni) | 1,3 milioni (10 milioni) |
Sud-est asiatico (comprende Australia, Nuova Zelanda) | 2,1 milioni (3,2 milioni) | 414.000 (3,2 milioni) |
Medio Oriente e Nord Africa | Quasi 1 milione (1,7 milioni) | 193.000 (1,7 milioni) |
Africa sub-sahariana | 3,5 milioni (5,5 milioni) | 862.000 (5,5 milioni) |
Totale globale | 22,2 milioni (34 milioni) | 4,5 milioni (34 milioni) |