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Investimenti nelle rinnovabili: i benefici per l’Italia 2030 secondo Confindustria

investimenti nelle rinnovabili

 

 

Stimati 68mld di investimenti nelle rinnovabili per il settore elettrico e 58mld per quello termico

(Rinnovabili.it) – I nuovi obiettivi energetico-ambientali europei? Possono rappresentare un’occasione di crescita per l’Italia e le imprese nazionali a condizione però “di guidare il processo verso il mercato e la competizione sviluppando una filiera italiana”. Questo quanto suggerisce, in sintesi, il Libro Bianco, pubblicato ieri da Confindustria. Realizzato con la collaborazione di Ernst&Young e RSE, il documento si addentra nel tema degli investimenti nelle rinnovabili, nell’efficienza energetica e nella mobilità sostenibile, partendo da quanto chiesto nel nuovo Pacchetto UE. “Solo in ambito nazionale, infatti, i nuovi obiettivi comporteranno la necessità di accrescere notevolmente la capacità installata e, allo stesso tempo, intervenire sul patrimonio esistente per evitarne la decadenza”, si legge nella pubblicazione che stima solo nel comparto delle fer fino a 126 miliardi di euro d’investimenti cumulati (68 mld nel settore elettrico e circa 58mld in quello termico).

 

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Nell’ipotesi in cui vengano implementate opportune misure di policy per sostenere l’acquisto di beni efficienti e l’installazione di impianti rinnovabili, – spiegano gli autori del Libro Bianco – collegate a incentivi adeguati per rilanciare l’offerta di tecnologie, gli effetti sul sistema economico italiano sarebbero molto significativi”. Se il volano di crescita da 126 miliardi fosse interamente soddisfatto dal sistema manifatturiero italiano, potrebbe -da oggi al 2030 –aumentare il valore della produzione industriale nazionale di 226 miliardi di euro e l’occupazione di 1 milione di lavoratori, con un incremento del valore aggiunto per le aziende di oltre 70 miliardi.

Non solo. Gli investimenti nelle rinnovabili potrebbero avere un impatto positivo anche sul prezzo dell’energia. A parità di condizioni, le bollette elettriche del 2030 risulterebbero inferiori a quelle del 2016 per tutte le classi di consumatori. Inoltre, in caso di aumenti consistenti della commodity gas, le fer – anche sviluppate attraverso contratti di lungo termine fra privati – limiterebbero effetti moltiplicativi sulla fattura elettrica, portando il valore medio a non superare i 15,0 centesimi di euro al kWh.

“Si ritiene opportuno – si legge nelle conclusioni – accompagnare la crescita delle rinnovabili nei settori elettrico, termico e trasporti perseguendo una logica di neutralità tecnologica, ma prevedendo al contempo, nel settore elettrico, correttivi e forme di mitigazione dei rischi legati a possibili congestioni sulle reti di trasmissione e distribuzione localizzate in particolari aree del territorio nazionale o in particolari momenti della giornata”.

 

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