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Si investe ancora poco nel boom delle rinnovabili

Si investe ancora poco nel decollo delle rinnovabili-

 

(Rinnovabili.it) – Gli investitori istituzionali continuano a disinvestire dalle attività ad alta intensità di carbonio, ma non si muovono abbastanza in fretta per capitalizzare la rapida crescita delle energie rinnovabili. È la conclusione di una nuova ricerca di MSCI, fornitore di servizi finanziari newyorkese, che ha rilevato come, nonostante le forti previsioni di crescita nel settore delle clean tech provenienti da organizzazioni come l’International Energy Agency (IEA), gli investimenti effettuati dai fondi pensione e dalle compagnie di assicurazione non riescono a tenere il passo. Gli investitori istituzionali, cioè, sono lenti quando si tratta di lanciarsi su rendimenti potenzialmente interessanti.

 

Secondo la IEA, la quota del consumo globale di energia da fonti rinnovabili – tra cui eolico, solare, idroelettrico – aumenterà dal 21% del 2010 al 25% nel 2020. Nonostante la crescente incertezza politica nel settore, la diminuzione dei costi delle rinnovabili ha visto eolico e fotovoltaico arrivare a competere con i combustibili fossili in diversi Paesi: Germania, Stati Uniti, India e Brasile, per citare i più importanti.

Nonostante la crescita prevista nella capacità rinnovabile, la quota di combustibile pulito nella capacità di generazione complessiva delle società monitorate da MSCI tramite l’indice ACWI, nel 2018 sarebbe del 27%, la stessa del carbone e leggermente più del gas (25%). Ma la IEA ipotizza il tasso di crescita della capacità rinnovabile al 32 per cento di share entro il 2018.

 

«L’universo azionario quotato subirà cambiamenti, ma non può cogliere tutta la crescita della capacità di generazione da fonti rinnovabili che sta verificandosi nell’economia reale – sostiene MSCI. In altre parole, senza orientarsi più aggressivamente verso le aziende con grande e crescente capacità rinnovabile, gli investitori potenzialmente rischiano di essere sotto-esposti rispetto a una crescita significativa futura».

La relazione esamina anche gli investimenti nelle infrastrutture, avvertendo che anni di sottoutilizzo hanno lasciato molti Paesi in tutto il mondo con infrastrutture in condizioni critiche, inadatte a sostenere la crescita economica a lungo termine e che possono essere gravemente colpite dagli effetti meteorologici legati al clima.

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