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Innovazione energetica: l’Italia perde terreno?

(Rinnovabili.it) – Nel  2010, l’Italia ha investito 65,2 miliardi di dollari in attività di ricerca e sviluppo nel settore energia (52,3% da fonte privata, il 47,7% pubblica) un dato, in percentuale più contenuto rispetto a quello del 2009 ma  pur sempre conferma, ancora una volta, di come il comparto continui a catalizzare grande attenzione. Se i numeri vengono però confrontati con quelli dei 10 Big dell’innovazione energetica si scopre che il nostro Paese si posiziona  solo al nono posto nella classifica, superando tra le grandi economie europee unicamente la Spagna e costituendo l’1,8% dei finanziamenti mondiali alla ricerca.

I dati appartengono al nuovo Rapporto I-Com sull’innovazione energetica, presentato ieri al Senato. Stando al documento  gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo nel settore energetico  a livello mondiale hanno raggiunto un nuovo record producendo sempre più brevetti lasciando al bel paese il ruolo di eccezione; unico tra i principali Paesi a tagliare i fondi  (soprattutto pubblici) lo Stivale sta assistendo invece alla riduzione della propria quota di brevetti sul totale mondiale.  “L’Italia sconta un grave deficit di competitività perché nel nostro Paese si tende a distinguere l’opportunità tecnologica dal mercato reale”, ha spiegato dal palco del convegno di presentazione, Tullio Fanelli, Sottosegretario all’Ambiente. “Ci vuole un influsso nuovo alla ricerca e la soluzione potrebbe essere quella di puntare maggiormente su un mercato che sappia tener conto di prezzi che riflettano realmente il valore ambientale dei beni”.

Leader mondiali, come sottolineato da Stefano da Empoli, Presidente I-Com, si confermano Cina e Giappone, mentre in termini di brevetti, il Rapporto rileva il primo posto della Corea del Sud, che insieme al Giappone, hanno scalzato gli Stati Uniti, primi fino al 2010. All’Italia spetta solo lo 0,38% dei brevetti richiesti, pari, in termini assoluti, a 131. La pubblicazione  contiene per la prima per la prima volta anche una rassegna delle principali innovazioni ottenute e sviluppate in tempi recenti da alcuni dei principali enti di ricerca e aziende operanti in Italia. È  il caso, ad esempio, dei complessi programmi di ricerca e sviluppo applicato delle grandi imprese come Enel ed Eni nel settore del sequestro della CO2, così come di settori a fortissima innovazione come il solare o i biocombustibili o delle attività portate avanti da alcune imprese manifatturiere multinazionali, come ABB e Cesi, che ieri come oggi mirano ad “essere  alla frontiera della tecnologia”.

“La promozione dei processi di innovazione nei mercati energetici è uno dei principali obiettivi dell’AEEG, come testimonia il sostegno ai progetti-pilota per la diffusione delle smart grid”, ricorda il componente del Collegio dell’Autorità  Alberto Biancardi, sottolineando che  “il successo dell’intervento di regolazione non dipende solo dall’utilizzo di un singolo strumento, ma dall’insieme delle scelte che il regolatore può assumere”.

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