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Una supergrid europea per tagliare di 1/3 i costi energetici

supergrid europea
Credits: University College Dublin

(Rinnovabili.it) – Realizzare una supergrid europea per la trasmissione elettrica potrebbe tagliare in maniera significativa le spese operative (OPEX) e quelle in conto capitale (CAPEX) del sistema energetico. Lo rivela un nuovo studio dell’UCD Energy Institute, in Irlanda, commissionato da SuperNode.

I ricercatori dell’istituto hanno analizzato i futuri flussi di energia per valutare se il sistema di trasmissione esistente oggi in Europa fosse idoneo a supportare le nuove esigenze o se fosse necessario ripensare alle reti in maniera simile a quanto è successo con gli impianti di generazione. Il risultato? “Il sistema di trasmissione esistente non è adatto al futuro energetico dell’Europa”, ha affermato il professor Andrew Keane, Direttore dell’UCD Energy Institute, che ha guidato lo studio.

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L’aumento della capacità di produzione rinnovabile e la crescita della domanda elettrica richiederanno inevitabilmente l’espansione degli attuali sistemi infrastrutturali. Senza investimenti accelerati nelle infrastrutture – si legge nel documento – il Vecchio Continente dovrà affrontare sfide legate alla riduzione del carico e della produzione assieme ad emissioni eccessivamente elevate.

Lo studio rappresenta un’estensione del lavoro svolto da SuperNode e basato sulla modellazione dello Scenario energetico per l’Europa 2050. Il lavoro è stato convalidato e ampliato dall’analisi dell’UCD, dimostrando il beneficio netto di ingenti investimenti nello sviluppo di nuovi asset di trasmissione al fine di garantire un utilizzo più efficiente delle risorse rinnovabili europee; ed evidenziando i colli di bottiglia che richiedono maggiori attenzioni, come ad esempio la necessità di aumentare i livelli di accumulo energetico.

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Ma lo studio mostra anche come si possano ottenere una riduzione dei costi associati allo sviluppo futuro. L’idea è di creare una super grid europea che connetta i paesi Ue con Regno Unito, Svizzera e Norvegia. Secondo gli analisti ciò permetterebbe una riduzione di circa un terzo dei costi energetici rispetto a un approccio ‘Business as Usual’. Il taglio individuato deriva principalmente dall’ottimizzazione dell’impiego della generazione rinnovabile esattamente dove serve. Diminuendo in tal modo anche la capacità installata totale.

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