Il Gas Coordination Group rassicura dopo il mancato rinnovo all'accordo di transito. I 14 mld di m3/a di gas russo che passavano attraverso l'Ucraina potrebbero essere completamente sostituiti da importazioni di GNL e gasdotti non russi. Nessuna ripercussione sui prezzi per i consumatori
Fine dell’accordo di transito del gas russo attraverso l’Ucraina, quali conseguenze?
Le esportazioni di gas russo attraverso l’Ucraina si sono fermate il giorno di Capodanno, mettendo definitivamente fine ad un flusso che neppure i passati anni di guerra avevano arrestato. Come annunciato, infatti, Kiev si è rifiutata di rinnovare l’accordo di transito con Gazprom, grazie cui lo scorso anno 14 miliardi di metri cubi di gas sono arrivati dalla Russia ai paesi europei. Parliamo essenzialmente di Slovacchia e Austria, gli ultimi due acquirenti di gas russo tramite gasdotto assieme all’Ungheria, che si rifornisce però anche attraverso un’altra rotta.
In realtà il contratto prevedeva flussi molto più ingenti: 40 miliardi di metri cubi di gas all’anno, che tuttavia sono andati scemando dopo lo scoppio della guerra e le nuove politiche UE di sicurezza energetica.
Politiche che in questi anni hanno ridotto di molto la dipendenza comunitaria dal Mosca. Stando all’ultimo report della Commissione europea nel terzo trimestre 2024 la Russia ha fornito il 20% delle importazioni di gas tramite gasdotto dell’UE (8,4 miliardi di metri cubi) attraverso Ucraina e Turchia. A titolo di confronto nel terzo trimestre 2019 le importazioni di gas russo tramite gasdotto rappresentavano circa il 45% dell’import netto totale di gas extra-UE, grazie anche ai flussi sul NordStream e lo Yamal.
Sicurezza dell’approvvigionamento di gas
Cosa succederà ora? Nulla per cui l’UE non sia già preparata. Rispetto al 2022, in cui le tensioni geopolitiche e le ritorsioni sulle forniture avevano fatto precipitare l’Europa in nuova crisi energetica, oggi il Blocco appare più solido.
La stessa Commissione in una valutazione condotta alla fine del 2024 ha bollato come “limitato” l’impatto del non rinnovo sulla sicurezza dell’approvvigionamento UE.
“In termini di infrastruttura – si legge sul documento – il sistema europeo del gas ha una capacità sufficiente per far fronte alla fine dell’accordo di transito con l’Ucraina. Grazie al recente sviluppo delle capacità di importazione di GNL e delle capacità di interconnessione, il sistema del gas dell’UE è resiliente e flessibile. Ciò è in particolare il risultato della politica dell’UE sul mercato interno e sulle infrastrutture e in particolare l’attuazione di progetti chiave di interesse comune, tra cui il sostegno finanziario del Connecting Europe Facility. Con l’attuale livello di integrazione e diversificazione del mercato europeo del gas, tutti gli Stati membri possono avere accesso alle importazioni di GNL e tramite gasdotti da rotte alternative, rendendo possibile l’intera sostituzione del gas che attualmente transita attraverso l’Ucraina”.
Una rassicurazione rinnovata oggi in occasione della riunione del Gas Coordination Group. Il gruppo ha confermato che non sono state identificate preoccupazioni relative alla sicurezza energetica con l’interruzione dei flussi di gas russo attraverso l’Ucraina.
Le forniture saranno garantite tramite rotte alternative (Germania e Italia) oltre che dai prelievi dalle riserve. Riserve i cui livelli di stoccaggio risultano attualmente al 72%, vale a dire leggermente sopra la media (69%) per questo periodo dell’anno. Inoltre la domanda di gas appare ancora del 18% più bassa di quella dei livelli pre-crisi energetica.
Secondo gli esperti l’interruzione non avrà gravi effetti negativi sui prezzi per i consumatori nell’Unione Europea, a differenza di quanto accaduto nel 2022. Al momento attuale il gas sulla borsa di Amsterdam ha raggiunto i 50 €/MWh.
Chi si oppone?
Nonostante ciò appare abbastanza improbabile che i paesi ancora legati al gas russo non abbiano delle ripercussioni in tal senso. Soprattutto considerando la posizione geografica di alcuni che rende difficile l’accesso al gas naturale liquefatto (GNL). Per la precisione Bratislava ritine che il blocco del gasdotto possa determinare danni per 220 milioni di euro.
Ecco perché nei mesi passati le principali compagnie del gas dell’Europa centrale hanno firmato una dichiarazione congiunta chiedendo il mantenimento del transito: SPP ed Eustream AS della Slovacchia, MOL e MVM dell’Ungheria, a cui si sarebbero aggiunti anche grandi clienti industriali di Ungheria, Austria, Italia e Slovacchia.
“Se Zelenskyy non permetterà il flusso del nostro gas, potrebbe sorgere un grave conflitto”, ha scritto su Facebook il primo ministro slovacco Robert Fico.
La posizione dell’Italia
Anche dal Ministero dell’Ambiente italiano si percepisce apprensione, non per i danni diretti ma per i possibili effetti speculativi di cui vivono i mercati energetici in situazioni come queste. Per questo motivo in un’intervista a RadiRadicale il ministro Pichetto ha avanzato la proposta che l’Unione Europea riveda il price cap per il gas, il meccanismo creato in risposta alla crisi del 2022 e in scadenza il 31 gennaio 2025. Ricordiamo che il sistema prevede attualmente un limite di offerta dinamica che scatta se il prezzo del TTF Month Ahead supera i 180 €/MWh per 3 giorni lavorativi, con un differenziale di 35 euro rispetto al prezzo medio globale del GNL. L’idea avanzata dal numero uno del MASE? Rinnovarlo ma abbassando la cifra soglia.
“La UE dovrebbe a questo punto rinnovare l’eventuale price cap non a 180 euro, ma a 50-60 euro – ha affermato il ministro – ponendo un freno a operazioni puramente finanziarie” che “poi pesano su famiglia e impresa”.
Stop gas russo via Ucraina, cosa succederà adesso?
In aiuto viene un’analisi pubblicata da Brugel quest’autunno. Il think-tank europeo ha ipotizzato tre scenari di possibili sostituzioni dei volumi “mancanti”. Riportiamo di seguito in maniera schematizzata.
Scenario 1: Sostituzione delle forniture russe all’Europa centro-orientale con GNL
Il GNL offre una maggiore flessibilità nella scelta dei fornitori e nelle quantità importate ma necessiterebbe di investimenti in infrastrutture per la ricezione e lo stoccaggio del gas liquefatto. Inoltre il GNL è generalmente più costoso del gas naturale tradizionale, con impatti sui prezzi finali per i consumatori.
Scenario 2: Sostituzione delle forniture “russe” con gas “azero” attraverso i gasdotti ucraini
La mossa contribuirebbe a stabilizzare l’economia ucraina e a rafforzare i legami energetici tra l’UE e l’Ucraina, evitando di costruire nuove infrastrutture e riducendo quindi i costi. Tuttavia la capacità dei gasdotti ucraini è limitata e potrebbe non essere sufficiente a soddisfare la domanda europea e aumenterebbe la dipendenza da un singolo fornitore.
Scenario 3: Nuovo accordo sul gas tra UE, Ucraina e Russia
Un nuovo accordo potrebbe portare a un mercato del gas più stabile e prevedibile, riducendo le tensioni geopolitiche: Un accordo potrebbe contribuire a migliorare le relazioni tra l’UE, l’Ucraina e la Russia. Tuttavia è inutile negare la complessità di una simile negoziazione. La mancanza di fiducia tra le parti coinvolte potrebbe ostacolare la conclusione di un accordo duraturo e non risolverebbe la questione della dipendenza dalla Russia
Domande frequenti (FAQ)
- Perché il gas russo non passa più attraverso l’Ucraina?
L’accordo di transito tra Kiev e Gazprom non è stato rinnovato, interrompendo i flussi di gas russo attraverso l’Ucraina il 1° gennaio 2025. - Come si è preparata l’UE alla fine del transito del gas russo attraverso l’Ucraina?
L’UE ha diversificato le sue forniture attraverso importazioni di GNL e gasdotti alternativi, rendendo il sistema energetico resiliente e flessibile. - L’interruzione del gas russo attraverso l’Ucraina avrà un impatto sui prezzi per i consumatori europei?
No, secondo gli esperti, l’interruzione non avrà ripercussioni sui prezzi, grazie alle riserve e alle alternative disponibili. - Qual è la capacità attuale delle riserve di gas nell’UE?
Le riserve di gas nell’UE sono piene al 72%, sopra la media stagionale del 69%. - Quanto è diminuita la domanda di gas rispetto ai livelli pre-crisi energetica?
La domanda di gas nell’UE è ancora inferiore del 18% rispetto ai livelli pre-crisi energetica.