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Recovery e Semplificazioni, con il decreto a rischio la sostenibilità del Pnrr

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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – “Il decreto Semplificazioni”, chiamato anche Recovery, “non è riuscito a tradurre in norme e procedure la sostenibilità ambientale che dovrebbe essere al centro del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e della sua concreta attuazione”. E’ questa l’analisi del Wwf Italia sul provvedimento che approda in Aula alla Camera, dove sembra tutto pronto affinché il governo metta la fiducia.

La valutazione dell’associazione si concentra soprattutto sui 14 articoli e sugli allegati al provvedimento Semplificazioni: “non sono coerenti con le priorità stabilite dalla commissione Europea per i Pnrr in materia di azioni per il clima e la biodiversità e con il principio ‘do no significant harm’, non arrecare alcun danno significativo, nella definizione delle norme e delle procedure che dovrebbero dare attuazione allo stesso Piano e al Pniec (Piano nazionale energia e clima)”.

Secondo il Wwf i poco più di 59 miliardi di euro destinati “alla ‘rivoluzione verde’ e alla transizione ecologica non sono sufficienti se non si ha ben chiaro che il futuro competitivo e sostenibile del Paese è strettamente legato a meccanismi e procedure che favoriscano realmente la decarbonizzazione e contrastino la perdita di biodiversità”.

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In particolare l’associazione se la prende con gli allegati I-bis e IV che prevedono rispettivamente interventi energetici “non coerenti con l’emancipazione dalle fonti fossili e grandi opere infrastrutturali non giustificate (linea ad AV Salerno-Reggio Calabria pur in presenza di una linea esistente recentemente ammodernata)”. Così come “le norme riguardanti la Valutazione di impatto ambientale (Via) e la tutela del territorio”; con esse “si va ben oltre la semplificazione, riproponendo le procedure opache e inefficaci della legge Obiettivo; una sanatoria edilizia mascherata; poteri di avocazione arbitrari in materia di beni archeologici e paesaggistici”.

Per l’allegato I-bis sarebbero “necessario correggere le scelte che perpetuano soluzioni in contrasto con la decarbonizzazione” come “quelle che promuovono tecnologie inaffidabili e inefficaci come la cattura e stoccaggio della CO2 o gli impianti di incenerimento, o quelle relative alle infrastrutture per il gas naturale”. Nell’allegato IV “incomprensibilmente, si fa riferimento alla realizzazione della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria: un’infrastruttura – osserva il Wwf – non solo già esistente ma già ammodernata e potenziata con lunghi tratti con velocità di tracciato sino a 200 chilometri orari e con altri interventi in corso”. Quanto al fronte delle Valutazioni di impatto ambientale “si ripropongono, purtroppo meccanismi fallimentari derivanti dalla legge Obiettivo (dopo 15 anni di applicazione solo il 4% delle opere è stato completato interamente)”.

Tra i punti che proprio non vanno “il dimezzamento dei tempi (da 60 a 30 giorni) per la consultazione del pubblico nell’ambito della procedura di Via, e la Valutazione invece che sul progetto definitivo sul progetto di fattibilità tecnica ed economica che non consente di valutare gli impatti ambientali”. Inoltre viene criticato “il taglio drastico da 120 giorni a 30 per lo svolgimento del dibattito pubblico sulle opere da realizzare in tutto o in parte con le risorse del Pnrr”.

Altri aspetti passati sotto la lente di ingrandimento dal Wwf sono gli organismi speciali (come la commissione Tecnica di Via per i progetti Pnrr-Pniec e la Soprintendenza speciale per il Pnrr, il ruolo del ministero dei Beni culturali rispetto agli interventi sugli impianti di produzione energetica da realizzare nelle ‘aree contermini’, il riferimento alla realizzazione degli interventi finanziabili con il bonus del 110% che avallerebbe una sanatoria degli abusi edilizi (art. 33), la libera circolazione al Css combustibile (da rifiuti), la ‘complicazione’ invece che ‘semplificazione’ della procedura autorizzativa per l’end of waste.

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