Trasformazione dei sistemi di potenza è necessaria per garantire la flessibilità su lungo termine. Un compito però più facile per alcuni mercati rispetto agli altri
“Questa nuova analisi prevede un cambiamento di prospettiva. – ha continuato il capo dell’Agenzia – Nel metodo classico, le rinnovabili discontinue vengono aggiunte ad un sistema esistente senza considerare tutte le opzioni disponibili per adeguarle nel suo complesso. Questo approccio non coglie il punto. L’integrazione non è semplicemente l’aggiungere energia eolica e solare nella parte superiore del ‘business as usual’. Dobbiamo trasformare il sistema nel suo insieme per rendere tutto ciò redditizio”. Attualmente, queste due fonti rendono conto quasi del 3 per cento della produzione elettrica mondiale, ma alcuni paesi dispongono già di quote molto elevate: in Italia, Germania, Irlanda, Spagna, Portogallo e Danimarca, eolico e fotovoltaico rappresentano dal 10 a oltre il 30 per cento della produzione elettrica.
Il rapporto sostiene che per ogni paese, l’integrazione del 5-10 per cento della produzione di sole e vento, non dovrebbe avere di fronte a sé grosse sfide tecniche o economiche, purché siano soddisfatte tre condizioni: che siano evitati “punti caldi” locali di distribuzione non controllati, che le fonti rinnovabili contribuiscano a stabilizzare la rete quando necessario, e che le previsioni su fotovoltaico ed eolico vengano utilizzate in modo efficace. Per quote superiori al 30 per cento sarà richiesta invece una trasformazione del sistema, basta su un solido supporto finanziario e su un miglioramento dei sistemi giorno per giorno.