Da gennaio a giugno 2024 le fonti rinnovabili sono aumentate del 25% portando una forte diminuzione delle emissioni di CO2 nel settore elettrico. Ma l'indice ENEA della transizione energetica rimane ai minimi storici
L’Analisi Trimestrale del Sistema Energetico Italiano dell’ENEA
Nel primo semestre 2024 le rinnovabili italiane hanno segnato un nuovo record. Un risultato storico già segnalato da Terna nel suo report di giugno 2024 in cui si mostrava come la produzione elettrica da rinnovabili si fosse mantenuta costante sopra quella fossile per ben sei mesi. Oggi una nuova conferma delle ottime prestazioni arriva anche dall’Analisi Trimestrale del Sistema Energetico Italiano realizzata dall’ENEA.
Il documento traccia la tendenza della transizione energetica nazionale per monitorando i cambiamenti in tre dimensioni: la Sicurezza energetica, i Prezzi energia (e di conseguenza la competitività), la Decarbonizzazione. L’andamento di queste componenti restituisce un valore preciso, chiamato Indice ISPRED, cartina tornasole degli sforzi del BelPaese. Come siamo messi dunque? Ebbene, nonostante le rinnovabili italiane da record e il loro effetto sulle emissioni, l’energy transition zoppica. L’indice ISPRED continua a collocarsi su un valore basso (0,35), di poco superiore al minimo della serie storica.
Per comprenderne meglio le dinamiche è necessario fare qualche passo indietro.
La crescita delle fonti rinnovabili italiane e l’effetto sulla decarbonizzazione
In termini di fonti primarie i primi sei mesi dell’anno sono stati segnati dal grande slancio delle fonti rinnovabili (cresciute nei consumi del 25%). Slancio sui cui ha influito moltissimo la ripresa dell’idroelettrico (più 65%) rispetto i minimi storici toccati nel 2022-2023. Di pari passo il carbone ha registrato un forte calo – meno 60% dopo il meno 30% del 2023 – abbandonando quel “ritorno di fiamma” innescato dalla crisi energetica. Ma anche il gas naturale ha mostrato un trend in discesa: un meno 5%, per la gran parte nel termoelettrico. In aumento marginale, invece, i consumi di petrolio (in crescita dello 0,5%).
Questo trend ha avuto un effetto forte e immediato sulla CO2 del settore elettrico, più contenuto sul dato complessivo. “Il forte calo delle emissioni – spiega Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi – si concentra quasi esclusivamente nel settore elettrico (meno 32%), per effetto del notevole incremento della quota di rinnovabili, salita al 44% [nei consumi] nel semestre, con punte mensili superiori al 52%, grazie al significativo aumento della produzione idroelettrica (più 65%)”.
Al contrario a livello di industria non energivora, terziario, residenziale e trasporti (i cosiddetti settori non-ETS), l’ENEA stima un lieve aumento delle emissioni di CO2 (più 1%) a causa della dinamica positiva dei consumi petroliferi.
Questo significa che guardando la componente Decarbonizzazione dell’indice, la traiettoria delle emissioni dei settori ETS (generazione elettrica ed energivori) risultata oggi in linea con il target 2030. Quella delle emissioni nei settori non-ETS in allontanamento. “Per essere in linea con i target europei, le emissioni dovrebbero ridursi del 5% medio annuo”, evidenzia Gracceva. “Inoltre, in questi settori, la crescita delle fonti rinnovabili resta decisamente inferiore a quella delineata nel recente PNIEC“.
Prezzi dell’energia e Sicurezza energetica
Come vanno invece le altre due componenti? Da un lato voce Prezzi dell’energia e competitività ha beneficiato della continua flessione nei prezzi elettrici e del gas rispetto ai picchi 2022. Dall’altro lato appare evidente che la situazione è ancora ben lontana dai livelli pre-crisi e che potrebbe non tornarvi mai. Non solo. Nei primi mesi dell’anno questa componente ha risentito di “un nuovo repentino e notevole ampliamento del premio del prezzo dell’elettricità sulla Borsa italiana rispetto a quelli dei principali mercati elettrici europei, che nel II trimestre è salito a oltre il doppio il prezzo medio (e mediano) registrato in Germania, Francia e Spagna. Anche nel I semestre 2024 si è inoltre confermata la performance molto negativa della produzione industriale dei settori energy intensive”.
Un dato leggermente positivo arriva dalla componente Sicurezza energetica. In particolare il rapporto evidenzia come “relativamente confortante” la valutazione sul fronte del gas naturale. La forte diminuzione della domanda (meno 17% rispetto alla media 2017-2022) ha garantito margini di capacità molto ampi.
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