Entro il 2030 sarebbe possibile integrare il doppio dell’energia solare ed eolica con metà dell’espansione delle linee di trasmissione di quelle oggi preventivate
(Rinnovabili.it) – Senza un obiettivo ambizioso e vincolante nello sviluppo delle rinnovabili in Europa il comparto energetico si troverebbe a spendere inutilmente miliardi di euro l’anno. Questo uno dei risultati dello studio presentato oggi da Greenpeace ed energynautics con il titolo powE[R] 2030.
Il documento si concentra su i possibili conflitti nell’alimentazione energetica tra le varie nazioni e sulla necessità o meno di ammodernamento ed espansione delle reti energetiche a livello europeo, mettendo a confronto tra loro tre scenari: il Reference Case, basato su uno scenario ‘business as usual’; il Conflict Case, basato sulla contrapposizione di un sistema inflessibile a base di fossili e nucleare in Francia , Polonia e Repubblica Ceca e un sistema flessibile a base di sole e vento nel resto dell’Europa; l’Energy [R]evolution Case basato sullo scenario proposto a fine dicembre, in cui si chiede un ambizioso 70 % dell’elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030 e sullo sviluppo di supergrid ad alto voltaggio o High Voltage Direct Current (HVDC).
In quest’ultima ipotesi, un incremento simile della quota di energia elettrica da fonti rinnovabili, richiederebbe investimenti per l’espansione della rete europea molto più bassi rispetto agli altri scenari, risparmiando ben 24 mila miglia di linee elettriche. “Paesi dell’UE come la Polonia, la Francia e la Repubblica Ceca vogliono mantenere il loro approvvigionamento energetico convenzionale il senza riguardo per gli altri stati”, spiega Greenpeace. “Tuttavia, lo studio sulla espansione della rete europea di mostra quanto sarebbero costose queste iniziative nazionali per l’UE. Anche se solo questi tre paesi attuassero i loro piani, vi sarebbe un conflitto tra la rigidità delle centrali a carbone e nucleari con la flessibilità delle energie rinnovabili, comportando un grande dispendio di soldi in tutti i Paesi comunitari”.