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Ponte stretto Messina, il progetto di fattibilità entro la primavera

Il ministro Enrico Giovannini in audizione alla Camera. "Per dar seguito all'impegno del governo, si dovrebbe dovrebbe procedere con la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica per le due opzioni evidenziate. La prima fase potrebbe concludersi entro la primavera del 2022 per avviare un dibattito pubblico"

ponte di messina
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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Torna a far parlare di sé, il Ponte sullo stretto di Messina. La notizia di oggi è che la prima fase del progetto di fattibilità dovrebbe concludersi entro la primavera del 2022. A comunicarlo è stato il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini in audizione alle commissioni riunite Ambiente e Trasporti alla Camera, dove ha fatto presente che quella esposta è la “posizione del governo, non del ministro Giovannini, perché la posizione è stata discussa con il presidente del consiglio e i ministri competenti”.

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Dal punto di vista dell’attraversamento stabile dello stretto di Messina – ha detto Giovannini – “per dar seguito all’impegno del governo, si dovrebbe procedere con la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica per le due opzioni evidenziate. La prima fase potrebbe concludersi entro la primavera del 2022 per avviare un dibattito pubblico e pervenire a una scelta condivisa, e evidenziare nella legge di Bilancio 2023 le risorse, nel caso in cui si scelga uno dei due impianti progettuali”. Sul punto Giovannini ha fatto presente che è “disponibile il finanziamento di 50 mln individuato con la legge di Bilancio 2021. Sarebbe opportuna l’istituzione di un gruppo di lavoro per coordinare l’intero processo con la partecipazione sia di esperti che di rappresentanti dei ministeri coinvolti”.

“Il governo non ha nessuna intenzione di dare un calcio alla lattina come dicono gli anglosassoni o di buttare la palla avanti – ha osservato Giovannini – questo è un approccio serio, basato su dati scientifici disponibili ma anche su valutazioni attente sia dei trasporti che della necessità di prendere una decisione informata. Quindi riteniamo che avviare uno studio di fattibilità tecnico-economico sia la soluzione più adeguata per giungere nei tempi indicati a prendere una decisione come quella che noi auspichiamo”.

“La nostra intenzione è di procedere a un affidamento a Italferr (società del gruppo Fs) – ha detto poi Giovannini – questo consentirebbe di ridurre i tempi, visto che è una società di grande qualità riconosciuta a livello internazionale. Stiamo verificando con Italferr i tempi: la mia indicazione della primavera 2022 vuol dire entro giugno dell’anno prossimo. Questa tempistica sarebbe comunque sufficiente a consentire di indicare nella legge di Bilancio 2023 le decisioni che il governo e il Parlamento potranno prendere sulla base dello studio di fattibilità”.

Il ministro ha anche ribadito che “non è vero che il governo, assumendo la posizione del gruppo di lavoro, ritiene questa un’opera inutile. Anzi è un’opera che ha motivazioni di carattere trasportistico ed economico. E questa è una posizione condivisa dal governo”. C’è anche la possibilità di chiedere all’Ue un anticipo: “quest’opera è inserita tra quelle del Corridoio, quindi si può avviare un’interlocuzione con la Commissione Ue sulla base però di un progetto”.

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Progetto che secondo Giovannini almeno nella prima fase del progetto di fattibilità dovrebbe limitarsi al confronto “ai due sistemi di attraversamento con ponte a campata unica e con ponte a più campate”; si segnala che “il sistema con il ponte a più campate consentirebbe di localizzare il collegamento in posizione più prossima ai centri abitati di Messina e Reggio Calabria, con minore estensione dei raccordi multimodali, minore impatto visivo, minore sensibilità agli effetti del vento, costi presumibilmente inferiori, maggiore distanza dalle aree naturalistiche pregiate”.

Secondo il gruppo di lavoro ci sarebbero “profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile, anche in presenza del potenziamento e riqualificazione dei collegamenti marittimi”. In base all’analisi dei fabbisogni- sulla domanda di mobilità pre-Covid – risulta che i traffici dello stretto di Messina sono rilevanti rispetto alla scala nazionale: 11 milioni di passeggeri all’anno, 800mila veicoli pesanti all’anno, e 1,8 milioni di veicoli leggeri all’anno”. Contemporaneamente all’iter dedicato al Ponte – ha avvertito Giovannini – “abbiamo l’intenzione di procedere con una serie di azioni che possono aiutare i cittadini e le imprese a migliorare benessere e competitività”.

In particolare, “da un lato la riqualificazione del naviglio per il trasbordo ferroviario con due nuove navi con l’ibridizzazione di tutta la flotta con tecnologia cold ironing di ultima generazione ed infrastrutture a terra; rinnovo del materiale rotabile ferroviario con 12 nuovi treni accoppiabili in configurazione multipla e inserimento di batterie su 16 locomotori che eliminerebbero la trazione diesel e velocizzerebbero fino a un’ora il trasbordo, già dalla prossima estate; riqualificazione del naviglio veloce passeggeri con l’acquisto di tre mezzi navali di nuova generazione con la propulsione Nlg-elettrica e rinnovo delle flotte navali private; riqualificazione delle stazioni ferroviarie Rfi di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni; potenziamento e riqualificazione degli approdi e delle stazioni marittime”. Tutti questi tipi di interventi paralleli al progetto di fattibilità per il Ponte sono “già finanziati attraverso il fondo complementare o la nostra proposta di Fsc 2021-2027, o attraverso risorse statali o il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.

E complessivamente gli interventi pianificati valgono mezzo miliardo. Il cronoprogramma parte dall’istituzione di un gruppo di lavoro permanente entro l’autunno 2021, fino al completamento del programma entro il 2025. Infine il ministro ha fatto presente quanto il governo, al di là dell’eventuale investimento del Ponte, stia puntando sul Sud: “Credo che questo governo abbia previsto per il Mezzogiorno un investimento reale, da completare entro il 2026, senza precedenti. L’ultima cosa che si può imputare a questo governo è una disattenzione verso il Mezzogiorno. Non è vero, anzi il governo sta investendo moltissimo sul Sud per colmare ritardi storici”.