Rinnovabili

Moratoria rinnovabili: le reazioni delle associazioni di settore

La proposta di una moratoria per i grandi impianti alimentato con fonti rinnovabili è arrivata dal Tavolo della domanda di Confindustria che, dopo averla ufficializzata in una lettera, l’ha inviata al Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani. Secondo quanto sostenuto dagli industriali, all’eccessiva presenza delle rinnovabili, che rischia di saturare la rete, va ad aggiungersi il mancato completamento dei processi di liberalizzazione del mercato: due elementi che potrebbero danneggiare il sistema energetico ed elettrico italiano. Immediate le reazioni di alcune associazioni del settore che, nel tentativo di dimostrare quanto le rinnovabili siano un’opportunità e non un problema, cercano di difendere una certa coerenza nel seguire le direttive comunitarie in materia, come stanno facendo gli altri Paesi europei.

“Non ci stiamo a fare da capro espiatorio di tutti i mali del sistema energetico ed elettrico italiano, e una paventata moratoria sulle rinnovabili sarebbe l’azione/scelta più sbagliata che si possa ipotizzare”. Questa la posizione di Agostino Re Rebaudengo, Presidente di APER, che, in risposta a quanto proposto dai tavoli di Confindustria, ricorda gli obiettivi definiti dall’Europa già dieci anni fa con la Direttiva 2001/77/CE, rilanciati e resi vincolanti con l’approvazione nel 2009 del Pacchetto Clima-Energia (20-20-20), sottoscritto anche dall’Italia. “Non stiamo rispettando i limiti previsti dal Protocollo di Kyoto – ha aggiunto il Presidente di APER – e rischiamo di essere in ritardo anche con lo sviluppo delle FER a causa delle note difficoltà di adeguamento e crescita delle infrastrutture di rete, rallentato dalle problematiche burocratiche e autorizzative che si trascinano da lungo tempo e di cui i produttori da energia da fonti rinnovabili sono vittime”. L’APER paventa il rischio che una moratoria rappresenterebbe per un settore, come quello delle FER, anticiclico rispetto alla crisi e fondamentale in termini di crescita dell’occupazione e degli investimenti. Per Re Rebaudengo, la soluzione offerta da una moratoria equivarrebbe a sostenere che, per risolvere i problemi del traffico, vada bloccata la produzione di automobili.

Stesso schieramento, anche se più moderato, quello di ANIE/GIFI che, oltre a esprimere perplessità su un cambiamento che darebbe un segnale fortemente negativo al settore, si dichiara favorevole all’apertura di un dibattito sulla rete, che eviti il contrasto e privilegi il confronto. “Riteniamo importante dare avvio a un tavolo di discussione – ha dichiarato Valerio Natalizia, Presidente GIFI-ANIE – che guardi a uno sviluppo ordinato delle fonti rinnovabili in generale e del fotovoltaico in particolare, senza bloccare però la costruzione di grandi impianti”. Per ANIE/GIFI sarebbe opportuno avere un’idea precisa sul reale impatto che la crescente quantità di energia rinnovabile non programmabile avrebbe sulla rete, prima di creare falsi allarmismi. Il principale problema da risolvere in Italia viene individuato dal GIFI nella mancanza di normative di riferimento, già sviluppate in altri Paesi con una quota di energia rinnovabile maggiore della nostra.

Anche per l’Associazione Nazionale Energia del Vento (ANEV), sarebbero assurde le conclusioni di Confindustria sulle FER non programmabili e per dimostrarne l’assurdità l’associazione pone l’accento sui costi. “L’allarme del Tavolo della Domanda di Confindustria è infondato e pretestuoso – si legge in un comunicato stampa – e la richiesta di moratoria delle rinnovabili ne è la prova in quanto comporterebbe un aumento dei costi per il sistema”.


Praticamente unanime l’appello di tutte e tre le associazioni, non solo al Ministro Romani, ma anche a Istituzioni, cittadini e operatori: “Continuare a lavorare per lo sviluppo sostenibile e favorire la massima integrazione delle FER nella nostra infrastruttura di trasporto e distribuzione dell’energia” (APER), “accelerare la definizione e il conseguente rispetto di normative tecniche volte a regolamentare l’utilizzo di tecnologie già esistenti e programmare in tempi brevi lo sviluppo e il potenziamento della rete elettrica nazionale” (GIFI), “proseguire con serietà e competenza nella definizione di provvedimenti che diano certezza e stabilità al quadro regolatorio, individuando il percorso con minore impatto sul sistema per il raggiungimento dell’obiettivo vincolante al 2020” (ANEV).

Sorpreso e dispiaciuto, invece, per gli attacchi a Confindustria è il Presidente del Comitato Industrie Fotovoltaiche Italiane (IFI), Filippo Levati, il quale ha tenuto a precisare che le imprese industriali appartenenti al Comitato (e che rappresentano l’80% della produzione nazionale del settore, hanno avuto un grande appoggio e contributo da parte di Confindustria. “Il momento delle divisioni – ha dichiarato Levati – deve essere superato”.

 

 

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