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L’impatto delle rinnovabili sul territorio? Esiguo ma serve pianificazione

L'impatto delle rinnovabili sul territorio? Esiguo ma serve pianificazione
Studio sull’impatto delle rinnovabili sul territorio italiano Foto di Dorothée QUENNESSON da Pixabay

È necessario riequilibrare il rapporto tra Nord e Sud in materia di impianti eolici e fotovoltaici. E ridimensionare lo spauracchio creatosi in materia di grandi installazioni a terra. A dare una mano è oggi lo studio presentato da Althesys, in collaborazione con European Climate Foundation e dedicato all’impatto delle rinnovabili sul territorio.

Un dato su tutti: attualmente eolico e fotovoltaico a terra utilizzano appena l’0,15% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) a livello nazionale. Quota che si abbassa allo 0,11% considerando nel totale anche la superficie agricola non utilizzata. Un impatto modesto, per non dire esiguo, ma che spesso basta per scatenare forti polemiche sul danneggiamento del paesaggio. Soprattutto in vista dalla crescita futura (vedi la Legge Aree Idonee della Sardegna)

Ben inteso: oggi l’impatto delle rinnovabili sul territorio può essere ulteriormente ridotto integrando le installazioni in aree già antropizzate e costruite, sfruttando ad esempio edifici, infrastrutture esistenti o aree industriali. Appare chiaro però che in vista degli obiettivi energetici fissati per il 2030 queste superfici da sole non saranno sufficienti.

L’impatto presente e futuro delle rinnovabili sul territorio

In questo contesto il nuovo studio ha calcolato le superfici necessarie ad eolico e fotovoltaico e il consumo di suolo stimato da qui a dieci anni.

Per il fotovoltaico il documento mostra un’incidenza limitata sui suoli agricoli anche al 2035. Nel 2023, per una potenza disponibile di 9 GW di fotovoltaico a terra, la quota sul totale si fermava al 30%, con un uso del suolo di 167 km2. Al 2035 si prevede una capacità raddoppiata a 20 GW e un’incidenza sui suoli agricoli prevista in 283 km2 (+116 km2). L’impronta si riduce ulteriormente grazie all’agrivoltaico (stimati in 393 km2 in più al 2035 per 1.310 km2 di superficie), che offre l’integrazione tra produzione energetica e uso agricolo con un risparmio di almeno il 70% delle superfici su cui insiste”.

Anche l’eolico continuerà ad avere una copertura minima di suolo seppure con  un bisogno specifico di superfici nettamente superiore alle altre fonti a causa della distanza necessaria tra ogni turbina. Attualmente Il settore conta in Italia 12,3 GW di capacità onshore e 0,03 GW offshore, con un uso di suolo di soli 18 km2. “Tra dieci anni si stimano 30 GW (+17 GW) e 44 km2 di suolo (+26 km2) e 3.489 km2 di superfici necessarie. Lo sviluppo delle rinnovabili elettriche, tuttavia, richiederà investimenti anche in reti e accumuli, che necessitano di altro spazio. Per le batterie di grande dimensione si prevede, comunque, un uso di suolo molto contenuto”.

Il documento stima che le quote di uso potrebbero così cambiare:

  • Fotovoltaico a terra 0,23% di SAU occupata al 2035.
  • Solare agrivoltaico 0,31% di SAU occupata al 2035.
  • Eolico 0,03% di SAU occupata al 2035.
  • Batterie 0,004% di di SAU occupata al 2035.

Il rapporto sottolinea inoltre come i terreni incolti offrano un potenziale significativo per lo sviluppo delle FER futuro. Il 24% della superficie agricola in Italia appare infatti coltivata, spesso perché economicamente non sostenibile. In questi casi gli impianti possono trasformare tali aree in risorse produttive con la possibilità, una volta generate delle entrate, di convertire all’agricoltura il terreno sottostante.

10 proposte

Althesys ha elaborato 10 proposte per conciliare gli impianti rinnovabili con la tutela ambientale e paesaggistica.

  1. Valorizzare l’esistente tramite interventi di repowering.
  2. Puntare sul riuso del territorio sfruttando in primis aree marginali e degradate.
  3. Promuovere l’agrivoltaico. 
  4. Supportare la generazione distribuita
  5. Coordinare la gestione delle reti.
  6. Diffondere le comunità energetiche e il crowdfunding. 
  7. Sensibilizzare i cittadini. 
  8. Favorire processi partecipativi.
  9. Condividere i benefici economici. 
  10. Monitorare progetti e risultati.

Dalla ricerca – sottolinea Alessandro Marangoni, che ha guidato il team di ricerca – emerge con chiarezza che non esiste una reale contraddizione tra gli obiettivi della transizione energetica e la legittima salvaguardia di un diritto costituzionale come la tutela del paesaggio. La vera domanda è quali possono essere le migliori soluzioni per armonizzare le rinnovabili nel territorio, a partire dalle aree dismesse e dall’agrivoltaico che garantiscono un ridotto impatto”.

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