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I giorni dell’emergenza gas

La perturbazione glaciale ha messo a dura prova la penisola che, flagellata da neve e freddo intenso, ha intensificato i consumi di gas mettendo a dura prova la sicurezza energetica del paese

Quando si parla di emergenza maltempo, di neve e di gelo siberiano si pensa subito a fare attenzione ai bambini coprendoli bene, a fare scorte di latte e pane nei supermercati e ad alzare la temperatura dei termosifoni per rendere più accoglienti le case. Dietro a questi gesti più che comprensibili si nascondono però una serie di elementi da non sottovalutare. Come accade in estate quando le temperature superano i 40 gradi e scatta l’emergenza energia elettrica in inverno, quest’anno in particolare, le temperature glaciali stanno mettendo a rischio la sicurezza energetica dell’Italia interna, flagellata da nevicate che hanno isolato e lasciato al freddo centinaia di paesi. Sin dalla scorsa settimana, quando ha avuto inizio il grande freddo, hanno preso il via i monitoraggi dei consumi per cercare di stilare proiezioni che, oltre a stabilire quanto occorrerà ai cittadini, dovranno tenere conto delle disponibilità di gas.

E con l’aumento dei consumi, che hanno superato i 460 milioni di metri cubi di gas al giorno alla fine della scorsa settimana, è scattata da subito la programmazione di piani per razionalizzare la fornitura al fine di garantire a tutti il gas necessario.

Ma la difficoltà dell’Italia sta principalmente nel fatto che per il 90% dipende da forniture estere, da importazioni dall’Algeria, dal Nord Europa e dalla Russia. Questi ultimi due paesi, anch’essi colpiti dalla perturbazione, dalla scorsa settimana stanno riducendo le esportazioni per tutelare le regioni limitrofe alle aree di produzione. Per garantire ai russi il gas necessario il paese ha quindi deciso per la riduzione delle esportazioni russe verso il nostro paese del 30%.

Grazie al miglioramento delle condizioni climatiche della regione asiatica le esportazioni di gas sono aumentate nuovamente e il gap ormai appare solo del 10%, come ha dichiarato  il direttore della Comunicazione di Eni, Gianni Di Giovanni specificando che il quantitativo mancante di gas  lo stiamo gestendo con misure provvisorie d’emergenza. Per difendere il paese da queste decisioni è stato quindi necessario riattivare centrali alimentate ad olio combustibile con la possibilità, in caso l’emergenza perdurasse, di attivare anche i rigassificatori. Assieme a queste politiche anche la decisione di interrompere parte della fornitura riservata ad alcune aziende consenzienti, che in cambio riceveranno sconti sui futuri consumi, come deciso dal Comitato per il monitoraggio e l’emergenza gas durante una riunione conclusasi mercoledì 8 febbraio. Allo stato attuale permane la ridotta disponibilità di alcune fonti di approvvigionamento (da Russia, da Libia e dai 2 rigassificatori), mentre prosegue l’ondata di freddo su tutto il Paese. Per garantire quindi all’Italia la sicurezza energetica di cui ha bisogno Di Giovanni ha comunicato che l’8 febbraio il direttore generale della divisione gas di Eni, Umberto Vergine si è recato a Mosca per parlare con il direttore generale della Gazprom, Alexander Medvedev, chiedendo che entro domenica venga colmato anche il gap del 10%. Sempre nella stessa giornata hanno inziato a funzionare le centrali termoelettriche di Enel di Livorno e Piombino, alimentate con olio combustibile per una potenza complessiva di 980 MW che assieme alla riaccensione parziale della centrale di Montalto di Castro (1.600 MW) porta il totale in funzione a circa 2.5 GW.

Ma in che modo il maltempo influirà sulle tasche dei cittadini? La necessità di aumentare il numero di ore di accensione dei riscaldamenti comporterà un aumento in bolletta di circa il 30%, ha annunciato l’Osservatori Nazionale Federconsumatori, con un aumento della spesa annua di 135 euro a famiglia.

Ma dal fronte meteo pare ci siano buone notizie. Nonostante l’emergenze ancora attiva pare che già da domani le temperature dovrebbero rientrare nelle medie stagionali.

Le critiche Nonostante i piani per gestire l’emergenza l’Italia dovrebbe pensare, suggeriscono dal WWF, ad un piano energetico che assicuri la sicurezza ai consumatori, puntando sullo sviluppo di impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile investendo al contempo sull’efficienza energetica e ambientale e concentrandosi puntando sul risparmio e sul rispetto delle risorse. Come primo passo si potrebbe procedere alla decarbonizzazione delle centrali per la produzione di elettricità in modo da garantirne l’efficienza limitandone l’impatto ambientale per garantire al paese il giusto approvvigionamento energetico made in Italy entro il 2050, risparmiando così 3 miliardi e 100 milioni di euro in importazioni di combustibili  dall’estero.

E dopo un week end di freddo intenso e di nevicate che continuano a imbiancare gran parte della penisola, arriva l’appello delle associazioni che in Italia si occupano di energie alternative affinchè si intensifichi la percentuale di rinnovabili all’interno del mix nazionale. “Lo stato di allerta sui rifornimenti di gas rimane, anche se l’Italia pare stia uscendo dall’emergenza immediata. Ma solo fino alla prossima volta. Si tratta di situazioni ormai fisiologiche, che vengono risolte in queste ore solo dalla decisione della Tunisia di rinunciare a una parte del gas algerino a nostro favore. Per questo, superata questa ennesima allerta, il Paese dovrà finalmente intraprendere un rinnovamento del proprio sistema energetico, puntando sul ruolo chiave, a livello economico, ambientale e anche strategico, delle fonti rinnovabili” è quanto dichiarato da Assosolare, Asso Energie Future, Azione Energia Solare e IFI.

“La mancanza di gas che periodicamente getta il Paese nel panico rende evidente quello che ripetiamo da anni; puntare sulle rinnovabili, oltre che un imperativo ambientale e un investimento economico e tecnologico, è per l’Italia una necessità strategica. Con più solare, eolico, idroelettrico e biomasse non saremo più in balia degli umori di questo o quel Paese o degli improvvisi cambiamenti meteo. Le famiglie non dovranno temere di vedersi tagliare il riscaldamento né le aziende dovranno mettere a bilancio i danni derivanti dai distacchi […] Ci auguriamo che  questa crisi possa essere un importante momento di riflessione che funga da viatico verso una nuova stagione di sicurezza energetica per il Paese, fondata, finalmente senza più indugi, sulle fonti rinnovabili” hanno concluso le associazioni.

Ma con le temperature che non accennano a risalire dal Comitato arriva la previsione di nuovi picchi di consumo previsti per oggi e per domani, richieste alle quali si sta facendo fronte anche grazie a lavoro dei rigassificatori. Proprio oggi quindi, ha seguito di una nuova riunione indetta per verificare lo stato dell’emergenza se ne valuterà la cessazione provvedendo alla disattivazione delle centrali a olio tenendo anche conto che tra oggi e martedì è prevista la ripresa del funzionamento totale dei due impianti GNL di Panigaglia e Rovigo.