Zanchini: “Il Governo faccia chiarezza su un progetto inutile che aumenterà le bollette dei cittadini”
(Rinnovabili.it) – Dopo le critiche avanzate dal Movimento 5 Stelle, anche Legambiente punta il dito contro l’elettrodotto Italia-Montenegro, il progetto di trasmissione elettrica che dovrebbe creare una doppia interconnessione tra i due Paesi. Progetto che secondo l’associazione ambientalista si sta “rivelando sempre di più come un’opera solamente inutile e costosa a danno dei cittadini italiani”. In realtà in apparenza il piano energetico italiano aderisce in tutto e per tutto alle nuove direttive della Commissione Europea, che fanno dell’interconnessione fra i ventotto una delle chiavi per lo sviluppo di Unione energetica europea. I dubbi sulla sua necessità però rimangono molti, soprattutto in visone della situazione di overcapacity nazionale. “Il Governo deve assolutamente fare chiarezza rispetto a un progetto dove le uniche certezze che si hanno sono preoccupanti per le imprese e i cittadini italiani”, ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini, sottolineando come le risposte date dal Viceministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti la scorsa settimana in risposta a un’interrogazione del Senatore Girotto del Movimento Cinque Stelle, siano del tutto insufficienti rispetto a un’opera di questa dimensione e con questi rischi.
Le informazioni sul cavo sottomarino di interconnessione Villanova-Tivat – i cui lavori sono già in atto – continuano ad essere parziali, lamenta l’associazione, spiegando come l’opposizione al progetto abbia solide basi. A partire da quelle economiche: il costo dell’opera sta lievitando considerevolmente, per ammissione della stessa Terna (secondo le ultime stime ha superato il miliardo di Euro), e sarà ovviamente tutto a carico delle bollette di cittadini e imprese italiane. Senza contare che in base ad un accordo stipulato nel 2011, dall’allora Ministro Romani, l’importazione di energia prodotta in Montenegro da impianti da fonti rinnovabili, prevedrebbe una tariffa pari a 155 euro/MWh, ossia circa tre volte il prezzo medio nel 2014 sul mercato elettrico nazionale. Cosa significa? Che mentre in Italia le rinnovabili devono progressivamente dire addio ai sussidi statali e fare conti con provvedimenti retroattivi, il Governo continuerà a prevederne aiuti genere soni alle fonti verdi fuori i confini nazionali.
“La terza ragione – continua Legambiente in una nota stampa – sta nella sostanziale inutilità ai fini della sicurezza degli approvvigionamenti italiani, di un elettrodotto che appare fuori da qualsiasi strategia dell’Unione Europea rispetto alle emissioni di CO2 e alle fonti rinnovabili. Il Montenegro è infatti un Paese in deficit di energia elettrica, con il 40% di importazioni dall’estero, per cui non si comprende la necessità di questa opera a meno che non si voglia importare energia elettrica prodotta da carbone dai Paesi dell’Est. In questo caso però ci sarebbero problemi di contabilità rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di concorrenza alle centrali termoelettriche italiane già in drammatica crisi per via della riduzione dei consumi e della crescita delle rinnovabili avvenuta in questi anni in Italia”.