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A novembre salgono i consumi elettrici, le fer coprono il 28% della domanda

Consumi elettrici: ancora in crescita a novembre, +3,6% sul 2020
Foto di analogicus da Pixabay

Siderurgia, meccanica e alimentari trainano i consumi elettrici

(Rinnovabili.it) – Resiste il segno più davanti alle percentuali dei consumi elettrici, grazie alla performance molto positiva dell’industria. A novembre, secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, il fabbisogno italiano è salito a 26,4 mld di kWh. Guadagno di appena tre decimali rispetto al mese precedente ma ben +3,8% sul novembre del 2020. A livello territoriale, la variazione tendenziale di novembre è stata ovunque positiva: +3,3% al Nord, +4,5% al Centro e +4,4% al Sud. Il dato relativo ai primi 10 mesi dell’anno mostra una tendenza che si consolida: la richiesta è in aumento del 5,6% rispetto al 2020.

È in aumento del 2,9% sul novembre dello scorso anno anche l’indice IMCEI, una misura che esamina i consumi elettrici industriali di un migliaio di clienti energivori, dal cemento alla siderurgia, dalla chimica alla ceramica ai mezzi di trasporto. “Nel contesto complessivamente positivo”, spiega Terna, “con la crescita dei settori della siderurgia, della meccanica e degli alimentari, segnano una flessione i comparti dei mezzi di trasporto, cartaria, materiali da costruzione e chimica”

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Le fonti rinnovabili il mese scorso hanno coperto complessivamente il 28% della domanda. Segno più per le fonti di produzione termoelettrica (+21,5%) ed eolica (+63,5%), mentre tutte le altre cedono terreno: l’idroelettrico segna -16,3%, il fotovoltaico cala del -21,9%, la geotermia scende del -3%. La quota delle rinnovabili da inizio anno arriva al 36,8% della domanda elettrica, in calo rispetto al 38,9% del 2020 e appena sopra il dato relativo al 2019 nello stesso periodo (35,6%). Ancora a circa 20 punti percentuali dagli obiettivi del Pniec. Nel complesso, la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per circa il 93% con produzione nazionale e per la quota restante (7%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero.

La crisi energetica ha lasciato il segno. “Nel mese di novembre il mercato dell’energia ha fatto registrare fenomeni sostenuti di esportazione netta verso la frontiera Nord, raggiungendo picchi orari di quasi 2000 MWh, contrariamente a quanto registrato sia a ottobre 2021 sia a novembre 2020, anche per l’elevato tasso di indisponibilità del parco di generazione europeo e, nello specifico, di quello francese”, entra nel dettaglio Terna. “A tali fenomeni si è affiancato un aumento dei costi delle materie prime del settore elettrico che ha comportato un incremento generalizzato del prezzo dell’elettricità in tutta Europa e che ha modificato in maniera rilevante gli equilibri di mercato consolidati fino a oggi”. Anche per questi motivi, la produzione nazionale netta – pari a 24,3 mld di kWh – è in crescita del 14% rispetto a novembre del 2020.

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