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Colonnine per ricarica EV in Italia, servono interventi mirati e pianificazione strategica

L’analisi di RSE in collaborazione con Motus-E sui dati dei punti di ricarica per auto elettriche in Italia a fine 2023 evidenzia un paese che corre ancora a due velocità. Il Belpaese è già tra i migliori d’Europa, ma ha ancora molti margini per colmare le lacune esistenti

Colonnine per ricarica EV in Italia, servono interventi mirati e pianificazione strategica

In collaborazione con RSE

Colonnine di ricarica EV in Italia, un’analisi puntuale

La versione definitiva del PNIEC Italia 2030 inviata a Bruxelles il 1° luglio dà un ruolo importante alle auto elettriche – e all’elettrificazione dei trasporti in generale – nel percorso di transizione del Belpaese. Il governo prevede quasi 6,5 milioni di veicoli ad alimentazione elettrica a fine decennio, di cui circa 4,3 mln di veicoli elettrici puri. Al 30 giugno, il parco circolante elettrico italiano si attesta a 251.023 auto. Per centrare questo obiettivo, è necessario accompagnare la diffusione delle auto elettriche con un adeguato sviluppo dell’infrastruttura di ricarica. Tenendo conto di diversi fattori. Non conta solo il numero assoluto di colonnine di ricarica per EV: bisogna anche armonizzare la loro distribuzione progressiva sul territorio evitando sperequazioni, valutarne il rapporto per numero di abitanti, soppesare la facilità effettiva di accesso alle stazioni di ricarica in ambito urbano, rurale e lungo la rete autostradale.

A che punto, quindi, siamo in Italia? Quali sono i punti di forza dello sviluppo attuale della rete di punti di ricarica? E quali sono, invece, le dimensioni cui bisogna porre più attenzione? A queste domande aiuta a rispondere un’apposita sezione del Geoportale Energia e Territorio sviluppata da RSE in collaborazione con Motus-E. Una serie di mappe interattive che rappresentano la diffusione delle colonnine di ricarica EV in Italia e forniscono sia una visione d’insieme che uno sguardo granulare.

Boom di colonnine ricarica EV nel 2023: +56%

Il dato a livello macro sul trend delle installazioni di nuovi punti di ricarica è positivo. Nel 2023, il numero delle colonnine ricarica EV è cresciuto del 56% sull’anno precedente. In termini assoluti si tratta di 50.678 stazioni al 31 dicembre scorso, grosso modo 1 ogni 4 veicoli elettrici. La tendenza prosegue a ritmo spedito anche quest’anno. Come dimostrano i dati di Motus-E, al 30 giugno il totale era salito quasi a quota 57.000, una crescita di oltre il 12% in 6 mesi. In 2 anni il numero di colonnine è quasi raddoppiato (erano circa 30.700 a giugno 2022). 

Numeri che permettono all’Italia di superare già oggi, e abbondantemente, l’obiettivo comunitario al 2025 definito dal regolamento AFIR sulle infrastrutture per i combustibili alternativi, che assegna a ciascun paese dei target annuali fino al 2030 (circa 45.000 entro il 31 dicembre 2025 per il Belpaese). Bisognerà però continuare a correre. Per restare sulla traiettoria giusta con orizzonte 2030, calcolava un recente studio di Transport & Environment, si dovrà moltiplicare di 7 volte il numero di punti di ricarica

Su questo fronte, l’Italia è ai primi posti in Europa per sviluppo dell’infrastruttura elettrica per la mobilità. I punti pubblici di ricarica sono 23 ogni 100 EV circolanti, più del doppio di quelli tedeschi e britannici (10 ogni 100 EV) e ben più numerosi di quelli francesi (14 ogni 100 EV). E l’Italia può vantare anche un dato piuttosto basso, quindi positivo, sui comuni con un numero di auto elettriche circolanti inferiore al numero di punti di ricarica installati: sono il 14% del totale.

Una rete sempre più capillare, ma non ancora uniforme

Scendendo di scala, il quadro resta solido e il trend positivo, ma la geografia delle colonnine ricarica EV inizia a mostrare delle difformità. Soprattutto fra il Nord e le regioni del Sud e le isole maggiori. La maggior parte delle stazioni, infatti, è concentrata nelle regioni settentrionali e il gap non è interamente giustificato da una minor densità demografica nel Meridione. Dato piuttosto rilevante: la crescita sostenuta dei punti di ricarica nel 2023 non ha scalfito questa disomogeneità. Siamo quindi di fronte a un’Italia che sull’infrastruttura di ricarica corre, sì, ma a due velocità. 

Il quadro fornito da RSE e Motus-E mostra come il boom del 2023 sia stato un fenomeno decisamente capillare. Rispetto all’anno prima, il numero di comuni italiani in cui non sono presenti punti di ricarica è sceso dal 59% al 47%. E nella maggior parte dei casi (l’85%) si tratta di comuni con meno di 5.000 abitanti. Ma si tratta di una media nazionale. Al Nord i comuni dotati di almeno una stazione di ricarica EV sono il 60%, al Sud meno del 50%. 

La situazione viene confermata dai dati e trend sul rapporto tra colonnine e popolazione. Sempre a scala micro, cresce del 5% in un anno il numero di comuni con almeno 2 punti di ricarica (dal 67 al 72%), mentre è aumentato di 1/3 il numero di comuni con più di 10 stazioni (anche se il valore assoluto resta basso: sono 147). Ma a livello di province la spaccatura geografica diventa più visibile. Nell’Italia centro-settentrionale e in Sardegna c’è una prevalenza di province con un numero di punti di ricarica ogni 1.000 abitanti superiore a 1. Le aree del Mezzogiorno, invece, hanno un rapporto tra punti di ricarica e popolazione perlopiù inferiore a 1 punto di ricarica ogni 1.000 abitanti.

Quanto sono facilmente accessibili i punti di ricarica? Qual è la loro densità? A livello nazionale, in qualsiasi punto del territorio (salvo le isole minori) c’è almeno una colonnina ricarica EV entro un raggio di 30 km

La densità aumenta, com’è ovvio, in prossimità dei grandi centri urbani e delle principali arterie stradali. E presenta anch’essa un trend positivo: più del 91% del territorio ha a disposizione almeno un punto di ricarica entro 10 km, in aumento rispetto all’86% del 2022. Se si restringe il raggio a 5 km, al Nord si arriva al 96% (+4% sul 2022), al Centro all’84% (+7%), al Sud al 70% (+9%).

Restano più indietro di altre Basilicata, Calabria e Sardegna, dove ci sono strade che distano anche più di 20 km dall’infrastruttura di ricarica più vicina.Gap territoriali che possono essere azzerati “attraverso interventi mirati e una pianificazione strategica a scala nazionale, che passano senz’altro attraverso l’implementazione dei fondi del PNRR e il dialogo proficuo tra i DSO (Distribution System Operator) e i CPO (Charging Point Operator)”, sostiene RSE.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane. Per saperne di più: https://www.linkedin.com/in/lorenzo-marinone-bb501673/