Anton: “L'accoppiamento dei mercati dell'elettricità e del gas potrebbe contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni di CO2 con costi relativamente bassi”
A Bucarest i ministri europei firmano la dichiarazione congiunta sullo sviluppo delle infrastrutture intelligenti e sostenibili per il gas europeo, ma il blocco è diviso in due
(Rinnovabili.it) – La decarbonizzazione europea deve passare per il gas naturale. Questa la convinzione che 17 dei 28 ministri dell’Energia hanno riaffermato ieri a Bucarest, nella prima riunione informale del Consiglio dell’UE sotto la presidenza rumena. Mentre scienziati e ambientalisti ribadiscono la necessità di eliminare al più presto il contributo fossile (leggi anche OCI sfata il mito del gas fossile come combustibile di transizione), il Blocco cerca di fare squadra sul cosiddetto “transition fuel” con la dichiarazione sulle “Infrastrutture intelligenti e sostenibili del gas”.
La dichiarazione, sulla falsariga di quella firmata lunedì dal mondo industriale, fornisce una base di consenso per quello che sarà il prossimo pacchetto legislativo in materia energetica, un insieme di direttive e regolamenti per incoraggiare la produzione di gas a basse emissioni di carbonio come il biometano e l’idrogeno.
In tal senso la riunione del Consiglio ha rappresentato anche una prima occasione per condividere progetti di cooperazione e sviluppo infrastrutturale e per riconoscere un’equa ripartizione dei costi a livello transfrontaliero.
“L’infrastruttura del gas naturale, quella elettrica e le capacità di stoccaggio dovranno trasformarsi in uno strumento intelligente per rifornire tutti i consumatori e in un pilastro dello sviluppo economico e sociale”, ha commentato il ministro dell’Energia rumeno Anton Anton, convinto che “l’accoppiamento dei mercati dell’elettricità e del gas, unitamente alla digitalizzazione dell’intero settore energetico, potrebbe contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni di CO2 con costi relativamente bassi”.
Ma non tutti hanno condiviso la dichiarazione. La Commissione europea, sostenuta da 11 Stati membri dell’UE, tra cui anche l’Italia, ha rifiutato di firmare il documento. Il motivo? Il testo non fa riferimento a un obiettivo comunitario di zero emissioni nette entro il 2050, come richiesto invece da Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Italia, Spagna, Portogallo, Svezia, Danimarca e Irlanda. Al suo posto si cita una solo una vaga “neutralità climatica”.
Come ha sottolineato anche Sottosegretario al MiSE, Davide Crippa “Purtroppo, a livello europeo, non c’è ancora una visione comune sul processo di decarbonizzazione”, ha dichiarato Crippa. “Invece di velocizzare il percorso di abbattimento dei gas climalteranti, impegnandoci su temi come power to hydrogen o power to gas, discutiamo ancora di progetti antistorici come la cattura della CO2 oppure il blue hydrogen, ovvero l’impiego del metano per fare idrogeno”.
>>Leggi anche Idrogeno in rete: al via in Campania il progetto italiano della Snam<<
Ma non tutti condividono la visione politica dei Ventotto in materia di gas. I Verdi europei sono i primi a opporsi a quella che ritengono una diretta contraddizione agli impegni europei in materia di cambiamenti climatici previsti dall’accordo di Parigi. In una lettera aperta inviata ieri alla Commissione Europea, sottolineano come le promesse dell’industria di decarbonizzare il gas e promuovere alternative a low carbon quali il biometano e l’idrogeno siano una scusa per continuare le operazioni sui combustibili fossili. L’invito fatto nei confronti dell’esecutivo è quello di rimetter mano alle priorità, iniziando a cancellare termini come “gas verde” e “gas de carbonizzato”.