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Infrastrutture del gas, l’UE sprecherà mld in progetti inutili

Il Parlamento europeo si prepara a votare la nuova lista di Progetti di Interesse Comune, ma nell’elenco lo spazio dedicato al gas naturale potrebbe essere troppo e non necessario

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Un nuovo studio avverte: a rischio 29 mld di euro in infrastrutture del gas superflue

(Rinnovabili.it) – L’Unione Europea non ha bisogno di nuove infrastrutture del gas per salvaguardare la sicurezza energetica e molti dei nuovi progetti in programma saranno un inutile spreco di soldi. A riferirlo è l’ultimo rapporto di Artelys (testo in inglese), società di consulenza specializzata nel supporto decisionale in settori come come energia, trasporti e logistica. Il nuovo documento d’analisi fa le pulci al quarto elenco UE di Progetti di Interesse Comune (Projects of Common Interest – PCI), che a breve approderà all’Europarlamento. Si tratta di una lista annuale sulle installazioni energetiche ritenute essenziali da Bruxelles ai fini dell’Energy Union e, per tale motivo, aventi diritto ad una facilitazione burocratica e finanziaria.

Il quarto elenco di PCI è stato presentato dall’esecutivo UE a novembre 2019, con l’annuncio di una netta riduzione interna dei progetti legati al gas naturale. Elettricità e reti intelligenti rappresentano, infatti, oltre il 70 per cento delle infrastrutture in lista, mentre il numero di progetti legato al combustibile fossile è diminuito drasticamente da 53 (dato di due anni fa) ad appena 32. Ma il valore potrebbe essere ancora troppo alto. O più precisamente, stando al report di Artelys, potrebbe contenere perlopiù progetti “non necessari”.

 

Le nuove infrastrutture del gas nella lista PCI avrebbero un costo cumulato di 29 miliardi di euro e aggiungerebbero una capacità di 338 GW al sistema  energetico UE, che nel comparto del gas si sta già avvicinando a 2000 GW di capacità fra gasdotti e terminali GNL: per gli esperti, considerando anche gli obiettivi climatici che l’UE si è data per il 2030, si tratta di un impegno economico inutile.

“L’attuale infrastruttura del gas nell’Unione Europea è sufficientemente in grado di soddisfare una varietà di scenari di domanda futuri nell’UE-28, anche nell’eventualità di casi estremi di interruzione dell’offerta”, si legge nell’introduzione del documento. Gli autori ritengono, infatti, che eventuali stop nell’approvvigionamento dalla Russia o dall’Algeria sarebbero compensati dalle importazioni da altre fonti, principalmente attraverso terminali GNL esistenti nella parte occidentale dell’Europa.

“Ciò suggerisce che la maggior parte dei 32 progetti di infrastrutture del gas nel quarto elenco PCI non sono necessari dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento e rappresentano un potenziale investimento eccessivo di decine di miliardi di euro, supportato da fondi pubblici europei”.

 

 

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In assenza di nuove comunicazioni o dietrofront da parte della Commissione Europea, la palla passa ora all’Europarlamento. La Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia di Strasburgo dovrebbe votare l’elenco questa settimana. Attualmente però gli deputati europei non hanno il potere di modificare la lista ma solo di approvarla o respingerla in blocco.

Tuttavia, secondo le indiscrezioni riportata oggi da Euractiv, mancherebbe la maggioranza per bocciare la lista. Una delle ipotesi più probabili è che i deputati presentino una risoluzione per impegnare il nuovo esecutivo Von der Leyen a riesaminare l’elenco PCI alla luce del nuovo Green Deal proposto.