Il gas è destinato a perdere il suo ruolo di transition fuel
(Rinnovabili.it) – La nuova visione europea per raggiungere la decarbonizzazione? Una serie di caute quanto vaghe ipotesi. Ma tanto basta alla Commissione Europea per impostare il percorso comunitario verso la metà del secolo. Il documento, presentato la scorsa settimana e soprannominato “Un pianeta pulito per tutti”, riporta differenti scenari con cui l’UE potrebbe raggiungere un‘economia neutrale dal punto di vista climatico. E consegna all’industria energetica alcuni precisi avvertimenti: l’energia eolica e solare, combinate con il nucleare, saranno la spina dorsale del processo di riduzione delle emissioni, togliendo progressivamente potere al settore del gas, fino a ieri contrassegnato come il principale combustibile di transizione.
“Avremo completamente decarbonizzato l’Unione europea nel 2050″, ha affermato il commissario Miguel Cañete rispondendo ad una domanda di un giornalista di Euractiv. “E il ruolo del gas non sarà più lo stesso nel 2050 rispetto a quello attuale”, concedendo spazio solo a elementi come il biogas, l’idrogeno o il Power-to-X (sistemi che prevedono la conversione di un vettore in un altro).
In due degli otto scenari della visione strategica – quelli in linea con un impegno per mantenere le temperature mondiali sotto 1,5°C di aumento -, il consumo di gas naturale si riduce a meno di un quinto rispetto i valori del 2015. “Ecco perché dobbiamo essere molto intelligenti quando gestiamo gli investimenti infrastrutturali affinché che non diventino asset bloccati”.
Come suggerisce lo stesso Euractiv, l’avvertimento di Cañete sembra essere idirizzato al progetto del gasdotto Nord Stream II, nei cui confronti Bruxelles ha più volte espresso il proprio dissenso. Tuttavia è probabile che a rischio risultino essere tutti i progetti legati all’importazione di gas estero. Nella sua strategia a lungo termine, la Commissione afferma anche che la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili – principalmente petrolio e gas – taglierebbe il conto delle importazioni dell’UE di 2-3 trilioni di euro nel periodo 2031-2050.