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Indice ISPRED: elettricità a prezzi record per le famiglie

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Quello registrato dall’Indice ISPRED è l’ottavo peggioramento trimestrale consecutivo

 

(Rinnovabili.it) – L’ottavo peggioramento trimestrale consecutivo. Dall’analisi trimestrale del sistema energetico di ENEA continua a emergere un peggioramento dell’indice ISPRED, l’indice elaborato dall’Agenzia che tiene conto dei tre fattori prezzi dell’energia, decarbonizzazione e sicurezza. Mentre i consumi di energia subiscono un rallentamento, il dato più eclatante è di sicuro l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica per le famiglie italiane, che hanno raggiunto il massimo storico negli ultimi 10 anni. Prezzi cresciuti del 10% anche per le imprese medio-piccole, che risultano più penalizzate, in questo, rispetto ai concorrenti europei: in Italia, per un consumo annuo di 1.250 Mwh si spende 70.000 euro all’anno in più rispetto alla Francia e circa 30.000 rispetto a Regno Unito e Spagna. Come spiegato da Francesco Gracceva, l’esperto ENEA che ha coordinato l’Analisi Trimestrale, la causa di questa impennata dei prezzi dell’energia risiede nell’aumento di prezzi finali sulla spinta delle commodity energetiche, col gas naturale schizzato a +60%, i prezzi della borsa elettrica a +33,5% e il petrolio Brent che a ottobre ha raggiunto gli 85 dollari al barile. “Gli effetti dei successivi forti cali del greggio, oggi a 55 dollari, e in misura minore del gas – ha dichiarato Gracceva – si manifesteranno solo nei prossimi mesi”.

 

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In calo dello 0,5% le emissioni di CO2, rispetto allo stesso periodo del 2017, ma nel complesso, sul fronte della decarbonizzazione pesa la perdita di competitività del nostro Paese nelle tecnologie low carbon: il saldo è negativo con l’estero sia per i veicoli elettrici e le batterie agli ioni di litio (pari a 165 milioni nel periodo gennaio-agosto 2018; nel 2017 era 155 milioni di euro), sia per il fotovoltaico (peri a 139 milioni nei primi otto mesi del 2018, rispetto ai 137 del 2017). Bene invece eolico e solare termico, dove l’Italia, nonostante un contributo al saldo commerciale non eccellente, gioca il ruolo di esportatore netto.

 

Sostanziale stabilità, invece, sul piano della sicurezza, nonostante non si possano escludere eventuali criticità dovute a eventi estremi nella stagione invernale. A preoccupare gli esperti è la parziale disponibilità dell’interconnessione con il Nord Europa, in uno scenario in cui cresce la domanda asiatica e il gas russo diventa sempre più strategico. “Le analisi dell’associazione europea dei gestori delle reti di gas, ENTSO-G, tendono a escludere il rischio di interruzioni delle forniture – spiega Gracceva – ma in caso di shock di domanda e/o offerta è plausibile uno scenario di volatilità anche elevata dei prezzi. Inoltre, secondo l’associazione europea gestori delle reti elettriche, ENTSO-E, potrebbero esservi problemi di adeguatezza del sistema elettrico qualora si verificassero condizioni di elevata domanda e bassa produzione da rinnovabili”.

 

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