La nuova agenzia internazionale per le energie rinnovabili inizia ad operare e inaugura l’Innovation Technology Centre
Al momento, circa 150 paesi da tutti i continenti hanno già aderito ad IRENA o si trovano nella fase di ratifica dell’adesione. Tra questi, colpisce la forte presenza di paesi emergenti o in via di sviluppo, ivi compresi molti paesi dell’Africa, del Medio ed Estremo Oriente, dell’America Latina, come pure piccole isole del Pacifico (es.: Seychelles, Tonga), oltre naturalmente ai paesi dell’area OCSE.
Una volta ultimati i processi di ratifica, il finanziamento annuale di cui IRENA disporrà permonitorare, analizzare e promuovere le energie rinnovabili si aggirerà intorno ai 13 milioni di dollari e potrebbe in futuro raggiungere i 20 milioni con ulteriori adesioni e contributi volontari. Per dare un senso ai numeri, questa cifra – destinata alle sole energie rinnovabili – non è troppo lontana dai circa 25 milioni di dollari che 29 paesi dell’OCSE destinano annualmente all’International Energy Agency (IEA, Parigi) per monitorare l’intero settore energetico di domanda e offerta (ivi comprese le fonti rinnovabili), con particolare attenzione ai mercati del petrolio, del gas naturale e del carbone, e alla gestione delle scorte petrolifere con cui l’IEA dovrebbe assicurare gli approvvigionamenti per i paesi membri nel caso di emergenze internazionali o di catastrofi naturali.
Da queste informazioni si evince come, in termini di mandato e membership, IRENA (“Airina”, nella pronuncia anglosassone) si differenzi sostanzialmente da altri organismi internazionali che operano nel settore energetico. Tuttavia, la prima sfida che la nuova agenzia dovrà affrontare sarà proprio quella di caratterizzare il proprio ruolo e le proprie attività in un ambito già popolato da molti organismi internazionali. Chi conosce un po’ il panorama sa infatti che statistiche, analisi tecnologichee di politica energetica, proiezioni, scenari, monitoraggio dei mercati, promozione, sono ambiti piuttosto frequentati (se non già affollati) dagli organismi esistenti. Non a caso IRENA rivolge inizialmente la sua attenzione all’Africa (è già in corso presso l’ITC un’analisi delle necessità energetiche e dei percorsi di sviluppo del continente africano) e successivamente all’area del Pacifico, due regioni di vitale importanza, anche per i paesi industriali, sia in termini di opportunità di mercato per le tecnologie rinnovabili sia sul piano del futuro ambientale e climatico del pianeta. L’ITC ha anche avviato un’analisi dei costi e dei prezzi internazionali delle tecnologie rinnovabili marcando giustamente sia la differenza tra costi e prezzi che le rilevanti differenze regionali (i primi risultati sono stati presentati a Bonn il 6 ottobre in un workshop tecnico che ha preceduto l’inaugurazione dell’ITC) ed ha stabilito ovviamente una serie di contatti con operatori privati e con altri organismi internazionali attivi nel settore quali ad esempio IEA e REN 21. Tra questi anche IEA-ETSAP che oltre a fornire modelli per analisi tecnico-economiche (Markal-Times), mette a disposizione dati internazionali (prestazioni, costi, prospettive) sulle tecnologie energetiche (https://www.iea-etsap.org/web/E-TechDS/Technology.asp).
Il destino della nuova Agenzia è ovviamente nelle mani dei Paesi che la finanziano e degli uomini che daranno corpo alle sue attività. A loro è affidata l’opportunità di fare di IRENA uno strumento davvero efficace ed innovativo in un settore strategico come quello delle energie rinnovabili o soltanto una nuova entità in un panorama, già molto affollato, di organizzazioni internazionali che spesso si sovrappongono in termini di obiettivi e prodotti. In questo ambito l’ITC sembra avere un ruolo piuttosto importante. Le energie rinnovabili hanno infatti davanti a loro un lungo cammino ancora da percorrere. Chi sostiene (giustamente) che oggi eolico e fotovoltaico sono già economicamente competitiviin alcuni ambiti con le fonti convenzionali dimentica tuttavia che la differenza tra i costi e i prezzi dei fossili è talmente elevata che ove le rinnovabili divenissero veramente un pericolo competitivo basterebbe ridurre un po’ i profitti sui fossili (es. abbattere il prezzo del barile di petrolio o della tonnellata di carbone di qualche decina di dollari) per far fronte alla concorrenza. Tecnologie rinnovabili a basso costo ed alto fattore di capacità,o anche tecnologie di energystorage, in grado di rendere le fonti rinnovabili competitive fino a condizionare il prezzo dei fossili, sono ancora nei laboratori di ricerca e si affacceranno probabilmente sui mercati nel decennio in corso. Monitorarne gli sviluppi potrebbe diventare un obiettivo prioritario per l’ITC che, non a caso,la Germania ha deciso di co-finanziare ed ospitare.