(Rinnovabili.it) – Anche se il nuovo presidente americano, Donald Trump, dovesse mantenere le promesse energetiche fatte in campagna elettorale, la crescita delle rinnovabili statunitensi non si bloccherà. Ne è certa la EIA (Energy Information Administration) che nel suo Annual Energy Outlook 2017 fornisce le previsioni del settore energetico a stelle e strisce.
Lo slogan sulla “indipendenza energetica” sventolato da Trump e dal suo team di transizione, hanno aperto diversi interrogativi a cui l’EIA cerca di dare oggi una risposta. Il presidente neoeletto ha, in più di un’occasione, promesso il proprio impegno nel porre fine alla moratoria dell’amministrazione Obama sulle nuove miniere di carbone, sui limiti per le concessioni per le terre pubbliche e sulle misure per ridurre le fughe di metano durante l’estrazione di gas.
Ma secondo l’EIA, anche se mantenesse le promesse fatte e se smantellasse il Clean Power Plan (le regole EPA per ridurre le emissioni delle centrali termoelettriche), la quota delle fonti rinnovabili nel mix energetico, con molta probabilità, continuerebbe ad aumentare.
“Anche se il Clean Power Plan non fosse implementato, i bassi prezzi e i crediti d’imposta farebbero del gas naturale e delle rinnovabili le fonti primarie della nuova capacità di generazione”, si legge nel report. Nello scenario di riferimento, sono attesi quasi 70 gigawatt di nuova capacità da eolico e fotovoltaico nel corso degli anni 2017-2; un aumento spinto soprattutto dal calo dei costi del capitale e dalla disponibilità dell’Investment Tax Credit.
La maggior parte della nuova capacità eolica sarà istallata prima della scadenza prevista del credito d’imposta entro la fine del 2023. Dopo il 2030, la crescita della produzione sarà divisa principalmente tra il gas naturale e il solare, con quest’ultimo a rappresentare oltre il 50% dei nuovi aumenti di capacità (sempre nello scenario di riferimento) tra il 2030 e il 2040. L’Eia prevede che la produzione di carbone continuerà a calare in maniera lenta e arrivando a quota 0,7% a fine 2050. “Il destino del Clean Power Plan – spiega l’Agenzia – non è molto più che un fattore nelle prospettive a lungo termine per il carbone perché le utility hanno già iniziato a impegnarsi nell’utilizzo del gas naturale per produrre elettricità”.