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La IEA certifica la crisi del nucleare

Una tecnologia diseconomica, che non gode di fiducia presso l’opinione pubblica e si sostenta solo grazie ai sussidi statali. Il nucleare per la IEA non ha futuro

La IEA certifica la crisi del nucleare

 

(Rinnovabili.it) – Sono in pochi ad aver dato importanza al capitolo sul nucleare del World Energy Outlook, diffuso di recente dalla IEA (International Energy Agency). Eppure presenta dati e prospettive piuttosto interessanti, che lasciano trasparire un declino inesorabile di questa tecnologia. L’industria dell’energia atomica a livello mondiale si trova, infatti, ad affrontare un futuro sempre più incerto a causa di una serie di fattori.

Scarsa competitività economica, mancanza di fiducia da parte del pubblico, massiccio affidamento sulle sovvenzioni pubbliche, avvicinarsi della chiusura di vecchi impianti, hanno portato all’attuale stato di incertezza del settore in Europa e Stati Uniti. Per contro, si assiste a un revival in India, Cina e Medio Oriente. La maggior parte dei progetti nucleari attualmente in fase di sviluppo sono localizzati in India, Russia, Cina e Corea del Sud. La Francia, uno dei Paesi occidentali a più alto tasso di nucleare nel suo mix energetico, ora sta cercando di tagliarlo di un terzo entro il 2025. Della Germania è ormai nota la volontà di tirarsene fuori completamente in tempi brevi.

 

I cambi di paradigma, in Occidente, derivano dai costi alti e sempre crescenti, le preoccupazioni ambientali e dell’opinione pubblica.

I sostenitori del nucleare continuano ad affermare che sia l’unica tecnologia di generazione elettrica indipendente dai combustibili fossili e che potrebbe fornire energia sufficiente per mantenere il mondo globalizzato, ma quasi sempre tralasciano di sottolineare l’alta intensità di capitale che comporta. Oggi il nucleare fa affidamento per gran parte sul sussidio statale: il mercato privato non finanzia investimenti diseconomici. E il nucleare lo è, dai tempi necessari allo sviluppo al consumo smodato di acqua che richiede, senza contare il rischio di catastrofi e la ricaduta dello smaltimento scorie sulle generazioni future.

 

Reattori commerciali sono in funzione per più di mezzo un secolo, ma l’industria non è ancora in grado di camminare sulle proprie gambe. Invece di calare con lo sviluppo delle tecnologie – come avviene con altre fonti di energia – il costo del nucleare è aumentato costantemente.

La quota di energia nucleare sul totale mondiale ha raggiunto il picco del 17% alla fine del 1980. Da allora ha subito un calo, e attualmente ha raggiunto circa il 13%, anche se le nuove ricerche di uranio hanno gonfiato riserve globali del 12,5% dal 2008.