Secondo lo studio dell’Agenzia internazionale le incisive politiche cinesi per ridurre la dipendenza del carbone hanno determinato un rallentamento nella crescita, ma la domanda asiatica resta sostenuta
A fare da freno sono soprattutto le nuove politiche energetiche adottate dalla Cina per rinverdire i propri approvvigionamenti. Benché la Repubblica Popolare sia destinata ad occupare il primo posto nella classifica dei consumatori di carbone (con il 60% della nuova domanda mondiale nel corso dei prossimi cinque anni), gli sforzi del governo per incoraggiare l’efficienza energetica e diversificare la produzione di elettricità intaccheranno in maniera evidente la crescita, rallentando l’aumento della domanda a livello globale; tuttavia la relazione non proietta il picco di carbone per la Cina nei prossimi cinque anni, e il consumo e la produzione della nazione resterà comparabile a quella di tutti gli altri paesi del Mondo messi insieme. “Durante i prossimi cinque anni, in Cina, la gassificazione del carbone contribuirà di più alla fornitura di gas rispetto shale gas”, ha spiegato Keisuke Sadamori IEA direttore della sezioni Mercati energetici alla IEA. Storia diversa per l’Europa dove la febbre del carbone si rivelerà temporanea e la domanda scenderà di oltre il 6% entro il 2018.