Rinnovabili • Valli dell’idrogeno in aree industriali dismesse: quali sono le regioni candidate?

L’Italia accelera sulle valli dell’idrogeno in aree industriali dismesse

Dopo l’emanazione del bando MiTE sono arrivate le candidature ufficiali di Veneto, Basilicata e Emilia-Romagna. Tra le regioni che avevano segnalato interesse in passato ci sono anche Piemonte e Puglia. Si muovono anche le Marche

Valli dell’idrogeno in aree industriali dismesse: quali sono le regioni candidate?
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Dal PNRR 500 mln per 10 valli dell’idrogeno in siti industriali abbandonati

(Rinnovabili.it) – Anche Emilia-Romagna e Basilicata entrano a pieno titolo nella partita della produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse. Dopo l’analoga decisione del Veneto di mercoledì scorso, le due regioni hanno annunciato l’adesione al bando del ministero della Transizione Ecologica emanato il 15 dicembre. Finanziato con 500 milioni di euro provenienti dal Next Generation EU, il bando selezionerà 10 progetti con cui realizzare fino a 50MW di elettrolizzatori: le future valli dell’idrogeno italiane.

Che cosa sono le Hydrogen Valley?

Le valli dell’idrogeno sono uno dei capisaldi del capitolo verde del PNRR. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, il governo ha riservato all’idrogeno un ruolo di primo piano che vale ben 3,19 miliardi. Attraverso progetti flagship per l’utilizzo del vettore energetico nei settori industriali hard-to-abate e nei trasporti, per cui le candidature (e i progetti in corso) sono già molte. Dal cluster dell’idrogeno lombardo attorno alla tratta ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo a quello – sempre in ottica trasporti – nella valle dell’Adige da Bolzano a Verona. Ma il PNRR prevede anche la creazione di “hydrogen valleys” su aree industriali dismesse, cioè poli di generazione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno verde che siano già inseriti nel tessuto industriale.

In questo contesto, l’avviso pubblico del MiTE sollecita le amministrazioni territoriali a realizzare dei progetti di riconversione di siti industriali inutilizzati – che potrebbero occupare in tutta la penisola fino a 9.000 km2 – in centri di produzione di idrogeno verde. Queste aree hanno il vantaggio di essere già collegate alla rete elettrica e, in una prima fase, possono ospitare elettrolizzatori la cui produzione è alimentata mediante sovra-generazione FER o produzione FER dedicata in sito.

Inoltre, il governo stima che la maggior parte di queste aree industriali dismesse siano situate in una posizione strategica per contribuire a costruire una rete idrogeno più granulare di produzione e distribuzione alle PMI vicine.

I progetti di investimento saranno selezionati entro il 30 maggio e dovranno essere ultimati entro il 31 dicembre 2025.

Chi sono i candidati allo sviluppo di valli dell’idrogeno

Nel corso dell’ultima seduta, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha stabilito l’adesione alla Manifestazione di interesse del MiTE. “L’Emilia-Romagna dispone, sul proprio territorio, di molteplici aree dismesse candidabili per la creazione di centri di produzione e distribuzione di idrogeno, considerando anche il coinvolgimento dell’ecosistema della ricerca e dell’innovazione”, ha ricordato l’assessore Vincenzo Colla. Particolarmente adatte allo sviluppo di valli dell’idrogeno sono aree industriali dismesse collocate vicino a poli produttivi “importanti e particolarmente energivori, come quelli portuali e della logistica, del chimico-petrolchimico, i distretti del ceramico vetro, cemento, dell’agro-industria, della meccanica e connesse alla filiera della salute”.

Negli stessi giorni è arrivata anche la candidatura della Basilicata. Il presidente Vito Bardi ha annunciato che la regione ha già pronta la mappa dei siti industriali dismessi candidabili. Si tratta di siti localizzati presso le aree industriali di Tito, Val Basento, Galdo di Lauria, Valle di Vitalba, Melfi, Viggiano, Jesce, La Martella, oltre che le aree Paip di Aliano e Guardia Perticara.

Prima ancora che uscisse il bando del MiTE si era mossa la regione Marche. Il 20 gennaio scorso ha chiesto alle imprese di segnalare loro eventuali manifestazioni di interesse. Una richiesta che è stata preparata a dicembre con una serie di incontri con le associazioni di categoria e il Comitato regionale per le politiche energetiche, allo scopo di “preparare il territorio regionale alla formulazione di proposte progettuali sull’idrogeno e avviare un percorso di partecipazione che consenta di individuare, in tempi stretti, le aree industriali dismesse che rispettino i criteri di ammissibilità illustrati dal MITE”, spiegava il vice presidente della Regione Marche e assessore all’Energia Mirco Carloni.

Dal canto suo, la Puglia si sta muovendo con il consorzio dell’area di sviluppo industriale di Brindisi. Qualche segnale era arrivato anche dal Piemonte, che lo scorso novembre ha annunciato un piano sull’idrogeno imperniato su 6 linee di intervento, di cui una proprio relativa allo sviluppo di progetti legati al vettore energetico su aree industriali dismesse, pur senza dare ulteriori indicazioni. Solo due giorni fa, dal Veneto arrivava la candidatura di Venezia. “Venezia e il Veneto rappresentano un soggetto ideale per sviluppare un Polo dell’idrogeno – spiegava l’assessore regionale allo sviluppo economico ed energia Roberto Marcato -. A partire da Venezia, si potrebbero individuare altri distretti/filiere su tutto il territorio regionale ove realizzare le applicazioni in argomento fino alla creazione di una vera e propria filiera regionale dell’idrogeno”. Il 10 febbraio, anche il Molise ha deliberato l’adesione alla manifestazione d’interesse del Ministero della Transizione ecologica.

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