Il mercato degli elettrolizzatori cinesi minaccia l’industria UE
La prossima Asta sull’Idrogeno dell’European Hydrogen Bank includerà nuovi criteri, per così dire, protezionistici. È quanto ha annunciato in questi giorni Wopke Hoekstra, il neo commissario europeo per il Clima. Parlando alla cerimonia di apertura dell’anno accademico presso l’Università tecnologica di Eindhoven, nei Paesi Bassi Hoekstra è intervenuto su una delle questioni più spinose dell’ultimo periodo in materia di transizione energetica (e non solo): l’influenza di Pechino sull’economia comunitaria.
“La Cina ci sta sfidando in modo così sostanziale, che sarebbe ingenuo negare che l’Europa ha un problema con la Cina”, ha affermato il politico olandese. “Nei primi anni 2000, l’industria fotovoltaica era uno dei gioielli di punta dell’Europa per la crescita pulita. Nell’ultimo decennio, sono arrivati i player cinesi, hanno indebolito in molti modi il nostro mercato con prezzi ultra bassi grazie al massiccio supporto governativo e hanno quasi spazzato via l’industria solare europea”. Basti pensare che la Repubblica popolare da sola ospita attualmente oltre l’80% della capacità manifatturiera globale di moduli fotovoltaici. “Oggi vediamo accadere la stessa cosa in altri settori. Sta facendo deragliare la nostra economia e aumentando la nostra dipendenza. Ciò è inaccettabile”.
Elettrolizzatori europei contro elettrolizzatori cinesi
Ma se la questione del fotovoltaico Made in China è da anni di dominio pubblico e una certa attenzione generale si sta destando anche sui veicoli elettrici e le batterie cinesi, forse meno noti sono gli altri settori su cui il gigante asiatico si sta facendo spazio. Il più recente? Quello degli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno. In questo campo l’industria europea possiede una conclamata leadership di mercato. L’attuale capacità manifatturiera operativa nel Vecchio Continente ammonta a 3,11 GW/anno (dato di maggio 2023, con ulteriori 2,64 GW che sarebbero dovuti entrare in funzione entro la fine dell’anno). Il settore è solido e affidabile e può contare su una attività di ricerca senza pari. Basti pensare che da anni l’UE detiene il primato mondiale per numero di domande di brevetto sulle tecnologie H2.
Tuttavia oggi questa stessa leadership inizia a scricchiolare. La Cina sta recuperando terreno in ambito di ricerca sull’H2 e la sua industria degli elettrolizzatori sta crescendo in maniera esplosiva. Al punto da tenere in mano oggi il 40% della produzione globale di questi sistemi. “Il mercato dell’elettrolisi si è sviluppato rapidamente in Cina”, spiega Sam Lamboo, ricercatore TNO. “I cinesi si sono concentrati interamente sugli elettrolizzatori alcalini, mentre l’Europa è forte nella tecnologia PEM e alcalina”. Per la precisione la capacità manifatturiera UE si divide fra un 56% di elettrolizzatori alcalini e un 46% di PEM. Fra i due approcci vi è una sensibile differenza dal momento che i primi sono più economici, mentre i secondi risultano più efficienti e rapidi ma decisamente costosi.
“È ancora un mercato giovane con molte incertezze su come si svilupperà”, sottolinea Lamboo. “La domanda ricorrente è come evitare un futuro in cui saremo totalmente dipendenti dalla Cina per apparecchiature e componenti. Il mercato sarà inondato di elettrolizzatori alcalini economici dalla Cina tra qualche anno, o pagheremo il prezzo della nostra indipendenza optando per apparecchiature più costose, prodotte in casa?”
Nuovi criteri per l’Asta sull’idrogeno
Non sorprende dunque che l’Unione Europea stia cercando di arginare l’avanzata cinese nel proprio mercato dell’idrogeno. “Questo mese proporremo le nuove regole per la prossima asta europea di supporto per progetti sull’idrogeno”, ha rivelato il Commissario al Clima. “Nonostante la prima asta abbia mostrato che gli elettrolizzatori europei hanno una buona presenza, la Cina ora ne sta fornendo in eccesso a costi sempre più bassi. Quindi, mi assicurerò che la prossima gara sia diversa. Avremo criteri espliciti per costruire catene di fornitura di elettrolizzatori europei”.
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