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Sviluppo della filiera idrogeno, nasce la carta europea

L'Associazione Italiana Idrogeno e altre 23 realtà del settore in Europa hanno firmato stamane la Cooperation Charter, impegno alla cooperazione per lo sviluppo del vettore

Sviluppo della filiera idrogeno, nasce la carta europea
La filiera dell’idrogeno

Tutti uniti nel guidare e sostenere l’attuazione dell’agenda del Green Deal europeo attraverso la promozione delle tecnologie legate all’H2. Questo l’impegno messo nero su bianco nella nuova Cooperation Charter, la carta di cooperazione per lo sviluppo della filiera idrogeno nel Vecchio Continente. A firmarla e presentarla sono oggi 24 associazioni di settore, tra cui l’italiana H2IT, il cui presidente, Alberto Dossi, commenta con soddisfazione “La Cooperation Charter mette nero su bianco ciò che in Italia perseguiamo da tempo: un’azione sinergica con istituzioni, imprese, professionisti e ricercatori per affermare l’idrogeno quale vettore imprescindibile per la decarbonizzazione”.

Ma perché è così importante che le realtà facciano squadra? Per capirlo bisogna guardare il settore dall’alto.

Sviluppare una filiera idrogeno in Europa

Gli ultimi dati pubblicati dalla Commissione europea spiegavano come, al 2022, l’idrogeno rappresentasse ancora meno del 2% del consumo energetico europeo. E come la domanda fosse legata principalmente all’industria chimica (materie plastiche e fertilizzanti) e con una produzione essenzialmente di origine fossile.

Per rendere l’H2 vettore della transizione energetica al pari dell’elettricità, l’UE ha fissato delle precise priorità: arrivare a produrre internamente 10 milioni di tonnellate di idrogeno entro il 2030 e importarne altri 10 milioni per la stessa data. Questo significa essenzialmente riuscire dar vita ad una nuova catena del valore dell’idrogeno e far muovere in questo contesto gli stati membri con una certa coordinazione.

Parte degli sforzi dell’UE si sono focalizzati su quattro progetti IPCEI che nel complesso coprono tutta la filiera idrogeno in Europa: “Hy2Tech”, dedicato alle tecnologie di generazione, stoccaggio, trasporto e distribuzione; “Hy2Use” per per l’integrazione del vettore nei processi industriali più difficili da decarbonizzare; “Hy2Infra”, a sostegno dello sviluppo infrastrutturale; Hy2Move, dedicato alle tecnologie per integrare l’idrogeno nei mezzi di trasporto.

Il scopo della Cooperation Charter

In questo contesto le associazioni che hanno siglato la Carta si impegnano a stimolare “il supporto politico a livello nazionale, regionale ed europeo, essenziale per la creazione di un mercato più vasto per l’idrogeno pulito e lo sviluppo delle competenze necessarie”. Promuovendo l’effettiva integrazione della legislazione europea negli ordinamenti nazionali.

L’impegno delle 24 realtà si tradurrà anche nell’organizzazione di eventi nazionali e internazionali ad hoc e nella condivisione di buone pratiche. “Con la firma dell’accordo, vogliamo essere tra i ‘padri fondatori’ di un’Europa alimentata anche dall’idrogeno, in cui dialogo e confronto tra le parti sono determinanti per creare innovazione”, ha dichiarato Dossi. “È solo attraverso la collaborazione e la sensibilizzazione di cittadini e decisori politici che l’idrogeno potrà incidere sul percorso verso la neutralità climatica. La carta rappresenta un tassello fondamentale per assicurare all’UE un futuro da leader della transizione energetica grazie ad una filiera idrogeno matura”.

Alcune associazioni tra cui H2IT, hanno colto l’occasione anche per avanzare alcune proposte sulla banca europea dell’idrogeno. Nel dettaglio hanno Proposto di introdurre un criterio di prequalificazione per partecipare alle aste, richiedendo che i progetti utilizzino elettrolizzatori assemblati nell’UE e nello Spazio economico europeo e con componenti chiave fabbricati in paesi che hanno firmato l’accordo sugli appalti pubblici (AAP).

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