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Come stoccare l’idrogeno? Ci pensa il progetto italiano Ecostore H2

Il progetto, della durata di 36 mesi, realizzerà materiali con proprietà di adsorbimento per l'idrogeno a partire da rifiuti plastici

idrogeno puro
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Ecostore H2 è finanziato con 3,8 milioni di euro dal PNRR

(Rinnovabili.it) – Come stoccare l’idrogeno in maniera sicura e sostenibile rendendolo già pronto per il trasporto? Alla domanda cercherà di rispondere Ecostore H2, nuovo progetto di ricerca italiano coordinato dall’Università del Piemonte Orientale. L’iniziativa riunisce diversi atenei e centri di ricerca italiani, tra cui l’Istituto per i polimeri compositi e biomateriali (Ipcb) del Cnr, su un fondamentale obiettivo: sviluppare nuovi materiali che consentano di conservare e trasportare il settore in maniera più sostenibile rispetto alle attuali opzioni. 

Le modalità più tradizionali prevedono di “maneggiare” l’idrogeno come gas ad alta pressione, utilizzando serbatoi ad hoc, o come liquido a bassa temperatura. In entrambi i casi lo stoccaggio richiede costi elevati e specifiche precauzioni di sicurezza. Ecco perché nel tempo si sono indagate strade alternative a base di sostanze chimiche capaci di legare l’H2 in modo stabile, sicuro ma reversibile

È in questo contesto che si inserisce Ecostore H2. Il progetto si è dato 36 mesi per mettere a punto nuovi materiali dotati di adsorbimento, ossia della capacità di fissare molecole di un gas o di un liquido sulla propria superficie. Nel dettaglio il consorzio mira allo sviluppo di polimeri e carboni ultra porosi che permettano di stoccare l’idrogeno  con elevata efficienza.

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L’economia dell’idrogeno incontra l’economia circolare

Nel primo kick off meeting di progetto, tenutosi il 13 febbraio di quest’anno, il professor Leonardo Marchese – Direttore del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica di Alessandria e coordinatore di Ecostore H2, ha spiegato il grado di difficoltà della missione. “Bisogna ricordare  – ha affermato Marchese – che lo stoccaggio dell’idrogeno è una delle sfide scientifiche e tecnologiche più complesse, a causa delle dimensioni molecolari molto piccole e della volatilità estremamente elevata di questo gas. Il progetto si muoverà all’interno della Green Economy, usando materie prime secondarie, ad esempio rifiuti plastici provenienti da scarti edilizi e imballaggi, per ottenere materiali con proprietà di adsorbimento compatibili con i requisiti del Dipartimento di Energia (DOE) statunitense per uno stoccaggio efficace di H2 (40 g/L a 100 bar)”. 

 Per raggiungere i risultati prefissati, il team si avvarrà di tecniche modellistico-computazionali all’avanguardia, e delle capacità di sintesi e caratterizzazione dei materiali che saranno ottimizzati su scala di laboratorio. All’iniziativa partecipano anche l’Università del Sannio, il Centro Ricerche Fiat e la SOL S.p.A.

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