Il premier giapponese ha comprato la prima Toyota Mirai, ma il futuro dell'auto a idrogeno resta complicato. Nonostante i forti incentivi di Tokyo
(Rinnovabili.it) – Ha debuttato al Los Angeles Auto Show come auto a idrogeno del XXI secolo, e a Shinzo Abe è piaciuta così tanto che l’ha comprata per primo. La Toyota Mirai Fuel Cell promette un futuro di combustibile pulito e alla portata di tutti. Ma restano ancora diversi ostacoli da superare per portare la vettura sul mercato internazionale, varcando i confini giapponesi.
Infatti, il Giappone al momento potrebbe essere l’unico Paese in cui i veicoli a celle a combustibile hanno margini di espansione: il governo ci scommette parecchio, e non solo perché il suo primo ministro è corso in concessionaria appena è uscita la Mirai. L’esecutivo sta offrendo infatti corposissimi incentivi per l’acquisto dell’auto a idrogeno e supporta gli investimenti nelle necessarie infrastrutture in team con le case produttrici. Tredici tra case automobilistiche e compagnie energetiche (soprattutto impegnate nel business del petrolio) stanno lavorando per costruire un’ autostrada dell’idrogeno che tagli l’isola principale dell’arcipelago. In fatto di veicoli fuel cell, inoltre, non è solo la Toyota a muoversi verso l’idrogeno. Anche Honda, sebbene in ritardo, ha messo a punto un mezzo che arriverà sul mercato il prossimo anno.
Al di fuori del Giappone però, come detto, i veicoli FC troveranno maggiori ostacoli, in quanto molti governi stanno sostenendo più decisamente l’auto elettrica a batteria, a uno stadio più avanzato anche in fatto di infrastrutture per la ricarica.
Se alla Toyota Mirai basta sopravvivere e non importa prosperare, la casa automobilistica deve mettere in conto che spenderà parecchio denaro per costruire una costosa rete infrastrutturale per il rifornimento. Inoltre, almeno per i primi anni – finché l’idrogeno non raggiungerà la benzina – sarà costretta a tenere basso il prezzo del carburante. Una mossa difficile ora che il petrolio si sta deprezzando a velocità supersoniche. In ogni caso anche i concorrenti della mobilità elettrica si trovano a fare i conti con una flessione, proprio per lo stesso motivo.
Sembra dunque che la Toyota, ma non solo lei, abbia ancora una ripida china da scalare, se vuole che la Mirai diventi qualcosa in più di un semplice fiore all’occhiello per i politici.