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Patuanelli: per Italia idrogeno centrale ma non è prospettiva per ex Ilva

accumulo stagionale idrogeno
Credits: malp © 123rf.com

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – L’Italia deve agganciare la partita dell’idrogeno, una questione centrale per il nostro Paese. Ma non è al momento una prospettiva per l’ex Ilva. Mentre per Taranto resta una grande opportunità. E’ il pensiero del ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli espresso a margine della conferenza in cui ha firmato il decreto che apre la strada alle comunità energetiche.

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“Credo che l’Italia non possa perdere il treno dell’idrogeno, deve essere sulla locomotiva in testa – fa presente Patuanelli – essere usciti prima di altri Paesi Ue dal nucleare ci ha portato a sviluppare una rete infrastrutturale del trasporto di gas superiore a qualsiasi altro Paese. E la previsione di uscita dagli idrocarburi al 2050 in prospettiva ci pone il tema di cosa trasportare in quella rete”. Con l’idrogeno “potremmo essere centrali rispetto ad altri paesi Ue, al contrario di quello che accade oggi con il gas”.

“L’idrogeno sarà il vettore energetico dei prossimi dieci anni – avverte – una tecnologia non ancora matura ma che va verso il successo”. Ma non basta. L’energia a idrogeno attualmente non è una prospettiva per Taranto che però “può diventare uno snodo cruciale per il nuovo vettore energetico”; ma per l’ex Ilva il discorso è diverso: “quando si parla di Taranto hub dell’idrogeno non si deve confondere il tema” con l’adeguamento tecnologico del grande siderurgico.

Nel golfo jonico è evidente che “il percorso di decarbonizzazione non può essere parziale ma deve essere totale”; per l’ex Ilva “bisogna capire se la sostenibilità ambientale sta assieme a quella economica dell’impianto o se invece la soluzione dovrà essere un’altra” perché “la mancata produzione a ciclo integrale deve portare ad un ragionamento più complessivo sugli impianti”. E’ per questo che “l’idrogeno in questo momento non è una prospettiva”.

Quanto al progetto in via di sviluppo con Snam, il ministro Patuanelli spiega che sarà “un motivo di riconversione anche dei lavoratori che in quella zona hanno certamente necessità di alternative occupazionali a prescindere dalla chiusura o meno dell’ex Ilva.

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