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L’Ue pubblica i criteri per l’idrogeno rinnovabile: ok anche al nucleare

Criteri per l’idrogeno rinnovabile: la Commissione apre al nucleare
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Tra i criteri per l’idrogeno rinnovabile, inserita la categoria del low-carbon hydrogen

(Rinnovabili.it) – Alla fine l’ha spuntata la Francia. Tra i criteri per l’idrogeno rinnovabile pubblicati oggi dalla Commissione europea è presente anche la categoria del “low-carbon hydrogen”, cioè H2 prodotto con almeno il 70% di emissioni di gas serra in meno, nell’intero ciclo di vita, rispetto a quello derivato da combustibili fossili. Paletti sistemati ad hoc per accontentare Parigi e la sua flotta nucleare. Anche se la direttiva RED, a cui si rifanno i due atti delegati che definiscono i criteri, lascia fuori l’energia dall’atomo.

RFNBO

Con i due atti delegati, Bruxelles cerca di mettere il turbo alla produzione europea di idrogeno rinnovabile, evitando però che l’aumento di capacità installata di elettrolizzatori “cannibalizzi” la potenza rinnovabile disponibile. Il vettore energetico pulito -a questo puntano le nuove regole- dovrà essere prodotto da capacità rinnovabile aggiuntiva rispetta a quella oggi esistente. È il contenuto del primo atto delegato, in cui l’esecutivo europeo definisce quando l’idrogeno, i combustibili a base di idrogeno o altri vettori energetici possono essere considerati “combustibili rinnovabili di origine non biologica”, chiamati anche RFNBO dalla sigla inglese (renewable fuel of non-biological origin). Il secondo atto delegato si concentra sula metodologia per calcolare il risparmio emissivo ottenuto dall’idrogeno rinnovabile e introduce l’H2 low-carbon che salva il nucleare.

La Commissione stima che siano necessari circa 500-550 TWh di elettricità rinnovabile per soddisfare l’ambizione del piano REPowerEU di produrre 10 mln t di RFNBO al 2030, un target che corrisponde al 14% del consumo totale di elettricità dell’Ue.

Tutti i criteri per l’idrogeno rinnovabile

I nuovi criteri per l’idrogeno rinnovabile stabiliscono a quali condizioni, se l’elettrolizzatore è collegato alla rete e non dispone di una potenza rinnovabile dedicata, il vettore energetico può effettivamente essere considerato rinnovabile. Nello specifico, è rinnovabile ogni qualvolta le energie pulite costituiscano almeno il 90% del mix elettrico in una data zona di mercato. Ma lo è anche quando l’intensità emissiva è inferiore a 18 gCO2e/MJ, criterio che permette di rispettare la regola della diminuzione di almeno il 70% di emissioni durante il ciclo di vita. È poi prevista una limitazione oraria per la produzione di H2 per evitare che avvenga quando l’energia pulita è più scarsa e quindi cara.

In tutti gli altri casi, per definirlo idrogeno rinnovabile, il vettore dev’essere prodotto dimostrando di avere usato una capacità di generazione rinnovabile aggiuntiva pari alla domanda necessaria per l’H2. “La stipula di Power Purchase Agreement (PPA) con produttori di energia rinnovabile è, ad esempio, un modo per i produttori di idrogeno di rispettare i principi di “addizionalità” a determinate condizioni”, si legge nell’atto delegato. L’aggiunta deve essere temporalmente e geograficamente vincolata al sito e al momento di produzione dell’idrogeno rinnovabile. Con una flessibilità sul fattore tempo: conta come capacità aggiuntiva quella installata non più tardi di 36 mesi dalla produzione di H2.

È il modo, quest’ultimo, con cui la Commissione cerca di evitare che i ritardi nel permitting delle rinnovabili facciano da collo di bottiglia anche per l’idrogeno pulito. C’è flessibilità aggiuntiva per i progetti di elettrolizzatori che entrano in funzione entro il 1° gennaio 2028, mentre fino al 2030 il calcolo dell’energia rinnovabile usata sarà su base mensile. Dopo il 2030 il sistema di calcolo passerà a una base oraria.

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