(Rinnovabili.it) – Creare energia elettrica tramite elettrodi rivestiti di batteri e cellule viventi, e utilizzando la luce come combustibile. Questo l’obiettivo del lavoro avviato nei laboratori di scienze biologiche dell’Università di Leeds. Qui, infatti, un gruppo di ricercatori è all’opera per realizzare fuel cell enzimatiche più efficienti di quelle fino ad oggi messe a punto. Questo tipo di celle a combustibile vengono normalmente alimentate da materiali biologici facilmente reperibili, come il glucosio e il metanolo dagli scarti di cibo; la ricerca ha tuttavia deviato dalla strada maestra e si è concentrata anziché su enzimi in grado di processare zucchero o alcol, su proteine batteriche capaci di sfruttare la luce o l’idrogeno per creare energia.
“La tecnologia che genera un segnale elettrico da una reazione biochimica – spiega il ricercatore Lars Jeuken – è già in commercio, come nel caso dei biosensori del glucosio ematico, tuttavia, lo sviluppo di una fuel cell efficiente che possa produrre elettricità sufficiente per un uso secondario si è rivelata molto più difficile. Ciò è dovuto principalmente al fatto che i sistemi sviluppati fino ad oggi possiedono un controllo limitato delle modalità con cui i materiali inorganici e molecole biologiche interagiscono”. La ricerca combina insieme quello che oggi è lo stato dell’arte della fisica delle superfici, la chimica organica e dei colloidi, la biologia e l’elettrochimica. Il risultato sono elettrodi in grado di controllare alla perfezione le interazioni biochimiche necessarie per produrre elettricità. “Ora vogliamo applicare tutto ciò alle proteine di membrana per la produzione di energia dalla luce”. Jeuken e il suo team hanno una vasta esperienza nella realizzazione elettrodi che interagiscono direttamente con gli enzimi che si trovano nelle membrane cellulari. Questo nuovo progetto inizierà con l’applicazione di questa tecnica a due gruppi di enzimi specifici, uno che sfrutta la luce e l’altro l’idrogeno, presenti nelle membrane dei cloroplasti batterici. “Ciò non solo aiuterà gli scienziati a capire il ruolo dei diversi enzimi per ottenere l’energia, ma anche il modo migliore per catturare e utilizzare questa energia nelle applicazioni elettriche”.