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Importazioni Idrogeno Verde, meglio non farci troppo affidamento

Secondo un nuovo studio di T&E  l’Europa dovrebbe concentrarsi sullo sviluppo del proprio approvvigionamento prima di rivolgersi a paesi che, in molti casi, non sono in grado di aumentare rapidamente la produzione di idrogeno e non dispongono delle infrastrutture necessarie per esportarlo nel Vecchio Continente

Importazioni Idrogeno Verde
Credits: T&E

L’Ue mira ad importare dall’estero 10 mln di tonnelate di H2 rinnovabile

(Rinnovabili.it) – Sulle future importazioni di idrogeno verde, l’Europa ha bisogno di fare un bagno di realtà. Gli attuali piani per approvvigionarsi dell’H2 estero si basano su un’ingenuità di fondo, ossia che i paesi esportatori riescano ad aumentare la produzione del vettore in linea con le necessità UE. Nulla di più incerto. A spiegarlo è un nuovo studio (testo in inglese) di Transport & Environment (T&E) condotto su Norvegia, Cile, Egitto, Marocco, Namibia e Oman, le nazioni da cui dovrebbero arrivare circa 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile previste dal RePower EU per il 2030. Ben inteso, il pool di paesi esportatori potrebbe divenire più ampio nei prossimi anni, ma attualmente il target di fine decennio appare davvero sfidante.

Le sei nazioni sono quelle che hanno già stretto accordi di vario genere sul tema con il Blocco, ma l’indagne di T&E stima che, anche messi tutti assieme, potrebbero fornire solo 2,5 milioni di tonnellate di idrogeno green. “Con i politici europei che volano in tutto il mondo per assicurarsi accordi sull’idrogeno, questo confronto con la realtà è davvero necessario”, ha commentato Geert Decock, responsabile dell’elettricità e dell’energia presso l’ONG. “La maggior parte dei paesi su cui l’Europa fa affidamento per le importazioni non sono affatto pronti ad aumentare la produzione”. 

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Tre sfide da risolvere per le importazioni di idrogeno verde

Uno dei problemi principali sta nel mix statale. Escludendo la Norvegia, tutti gli altri Paesi dipendono quasi ancora in grande misura dei combustibili fossili. E per molti i problemi energetici interni sono molti più rilevanti dei piani europei per l’importazione di idrogeno verde. Basti pensare alla Namibia, dove la metà degli abitanti non ha accesso all’elettricità. Per soddisfare il previsto export di H2, la sua domanda elettrica aumenterebbe di 10 volte nel giro di appena 6 anni.

Altro elemento da non sottovalutare: l’idrogeno richiede significative quantità di acqua. Al momento si stanno studiando tecnologie per impiegare acqua di mare o acqua sporca, ma i risultati migliori per ora si ottengono con risorse idriche pulite e prive di sale. Per produrre le 2,6 milioni di tonnellate di H2 che si prevede le sei Nazioni esporteranno nell’UE, sarebbero necessari tra 55 e 80 milioni di tonnellate di acqua. L’equivalente di 32.000 piscine olimpioniche ogni anno. Tutti i paesi esaminati nello studio, tranne la Norvegia, si troveranno ad affrontare una grave crisi idrica nei decenni a venire.

Importazioni Idrogeno Verde
Credits: T&E

Attenzione poi all’infrastruttura di trasporto. Le importazioni europee di idrogeno verde avranno bisogno di gasdotti o di molecole vettori da imbarcare. La prima opzione ha ovviamente dei limiti strutturali e nell’ipotesi di voler trasportare l’H2 verde dal Nord Africa al Sud Europa, una pipeline dedicata richiederebbe troppi anni.

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“La priorità assoluta in questo momento è sviluppare un vero mercato per l’idrogeno rinnovabile e gli elettrolizzatori in Europa”, ha aggiunto Geert Decock. “Si tratta di una sfida abbastanza grande e richiederà un’attenzione particolare su quei settori che necessitano maggiormente dell’idrogeno, in particolare l’aviazione e il trasporto marittimo. Nel lungo periodo le importazioni di idrogeno dovranno svolgere un ruolo maggiore, ma ci sono una serie di condizioni importanti che devono essere soddisfatte affinché le importazioni siano sostenibili”.