Rinnovabili • Importazioni di idrogeno: l’UE si spacca tra favorevoli e contrari

Adesso il derby Francia – Germania si gioca sulle importazioni di idrogeno

Parigi vuole autonomia europea anche per il nuovo vettore energetico. Berlino e i paesi del nord con i maggiori porti commerciali e poco sole vogliono puntare sull’import

Importazioni di idrogeno: l’UE si spacca tra favorevoli e contrari
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La strategia europea non aveva sciolto il nodo delle importazioni di idrogeno

(Rinnovabili.it) – L’UE non deve dipendere troppo dalle importazioni di idrogeno altrimenti è a rischio la sicurezza energetica del continente. Niente affatto: l’import è necessario perché non abbiamo abbastanza capacità rinnovabile per produrlo, né lo spazio sufficiente per installare quella che ci serve. Inizia così il derby europeo Francia – Germania sull’idrogeno, o meglio sul modello di sviluppo del vettore energetico a cui l’Europa deve puntare.

Visioni distanti che stanno spaccando in due l’UE. Il palcoscenico del primo round è stato l’ultimo Consiglio dell’Unione Europea che si è tenuto in Lussemburgo l’11 giugno. I ministri dell’Energia dei Ventisette, tra gli altri temi, hanno messo sul tavolo le rispettive posizioni sulla migliore strategia UE per l’idrogeno.

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Due gli schieramenti. La Francia guida il fronte di chi è rigorosamente contrario a dipendere dalle importazioni di idrogeno. “La nostra strategia dovrebbe essere legata all’innovazione e allo sviluppo di capacità industriali in Europa, non basata su importazioni da paesi terzi”, è intervenuta Barbara Pompili, ministro francese per la Transizione ecologica. Posizione condivisa immediatamente da Repubblica Ceca, Ungheria ed Estonia.

Non a caso, paesi che temono che la transizione energetica dell’Europa non cancelli la dipendenza energetica (con le sue conseguenze politiche ed economiche) dai vicini. Tra i candidati a fornire capacità rinnovabile per l’H2 verde europeo c’è infatti l’Ucraina, già corridoio fondamentale per il gas russo diretto in UE. Una posizione, quella del no import, sposata anche dall’industria europea che non vuole farsi scippare parte del business da paesi nordafricani o dai vicini del fianco est.

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Di avviso completamente diverso la Germania. Berlino peraltro subito dopo il vertice in Lussemburgo ha firmato un accordo con l’Australia, proprio sulle importazioni di idrogeno. Ed è proprio la pista marittima quella da seguire per comprendere la posizione tedesca. Insieme agli altri paesi del nord Europa (più la Spagna), la Germania vede di buon occhio l’import del vettore energetico anche perché dispone dei maggiori porti commerciali del continente. Infrastrutture che hanno già iniziato a prepararsi per accogliere l’import di H2 creando dei cluster dedicati. Questi paesi, inoltre, sono svantaggiati sul solare e temono di restare indietro. Riassunto più che efficace quello del ministro belga dell’energia: “Non possiamo farci spedire il bel tempo”.